Italian sounding: condimenti, surgelati, piatti pronti e pasta, i più imitati in Asia

Difficoltà di reperimento dei prodotti made in Italy e abbattimenti di costo fino al -71%, tra i fattori chiave che favoriscono l’italian sounding.

Assocamerestero – l’Associazione delle 81 Camere di Commercio Italiane all’Estero (CCIE) – e Unioncamere hanno presentato i risultati della mappatura sull’agroalimentare italian sounding in Asia.

L’indagine ha analizzato caratteristiche e peculiarità del fenomeno per indurre all’acquisto di prodotti non italiani. In particolare si è valutato l’impatto che determina sull’export delle aziende food & wine made in Italy nell’area asiatica. Sono oltre 600 le referenza mappate dalle 8 CCIE competenti.

La categoria più colpita dal fenomeno è quella dei condimenti, ovvero salse, sughi, oli con il 26,8% dei prodotti che evocano l’autentico made in Italy acquistati in Asia. Al secondo posto, tra i prodotti più imitati, ci sono i surgelati e piatti pronti, seguiti dalla pasta (19,1%). Si attestano invece al 17,5% i prodotti lattiero-caseari.

Molteplici i fattori che contribuiscono alla diffusione dell’italian sounding.

La difficoltà di reperimento dei prodotti italiani autentici sui mercati esteri è, ad esempio, una concausa di rilievo che induce il consumatore locale ad affidarsi alle etichette dei prodotti di imitazione italiana.

Ciò è quanto rilevato, ad esempio, in Cina per i formaggi italiani scarsamente presenti sul mercato locale; a far presa diventano allora il “Parmesan” importato dagli Usa.

La riduzione di costo dei prodotti italian sounding, a dispetto del vero made in Italy, costituisce un ulteriore fattore chiave nell’orientare la scelta del consumatore estero verso “le imitazioni”. Tra le referenze con gli abbattimenti di costo più significativi, troviamo al primo posto la pasta (-30,7%), seguita dai surgelati (-21,6%) e condimenti (-11,9%). Analizzando i singoli mercati, Hong Kong è il Paese in cui la riduzione di prezzo della pasta raggiunge il suo apice, -71%.

Analizzando i singoli mercati, per i condimenti italian sounding si registra un livello di diffusione superiore alla media (51,2%) in India. A Singapore, invece, la pasta è l’alimento Italian Sounding più diffuso (38,6%) importato in particolare dall’Australia. Spaghetti, fusilli ma anche penne e maccheroni le tipologie di pasta più conosciute sui mercati asiatici con un’assenza pressoché totale della pasta fresca.

Un’espansione piuttosto rilevante si registra in Thailandia (42,3%) e a Singapore (34,1%) per i latticini, importati da Paesi quali Usa, Australia e Germania. La mozzarella riveste un ruolo di spicco in tale contesto rappresentando quasi la metà dei prodotti imitati del comparto (47,7%).

 

In Cina, un terzo del food italian sounding è composto invece dai surgelati e piatti pronti con i condimenti che si attestano al secondo posto (31,0%). Pizza e gelato surgelati che richiamano l’Italia sono fortemente presenti anche in Vietnam (23,3%). A Hong Kong i latticini sono gli alimenti più imitati e rappresentano circa un quarto del totale dei prodotti presenti sul territorio (24,5%).

 

“La mappatura rappresenta in questo senso un tassello importante in quanto evidenzia come alla base della diffusione dei prodotti di imitazione ci sia spesso non solo una ridotta conoscenza ma anche un problema di presenza e posizionamento sui mercati esteri del made in Italy. Risulta pertanto fondamentale portare avanti azioni mirate di valorizzazione e sostegno del nostro sistema produttivo. Questo vale in particolare in una fase come quella attuale caratterizzata dalla ridefinizione di assetti e degli equilibri geoeconomici commerciali”, ha dichiarato Gaetano Fausto Esposito, segretario generale di Assocamerestero.

 

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