Ritu Dalmia: «Non faccio mai compromessi sulla qualità»

L’imprenditrice indiana Ritu Dalmia, con attività per 10 milioni di euro nella ristorazione, a marzo scorso è diventata socia di Viviana Varese con cui ha recentemente inaugurato Spica, la sua seconda insegna nella metropoli milanese

 

di francesca corradi

Milano è ormai la seconda casa di Ritu Dalmia (nella foto). Classe 1973, la chef indiana è considerata una star della ristorazione in patria, una sorta di Cracco al femminile. Sotto l’insegna del gruppo Diva Restaurants ha otto locali a cui si aggiungono l’attività di catering per eventi di alto livello e la tivù. L’avventura imprenditoriale italiana di Dalmia e la società Riga Food, è iniziata nel 2017 con l’inaugurazione di Cittamani: la riscossa della cucina indiana d’autore nel Belpaese.

Il suo partner in affari è l’imprenditore Analjit Singh, con il gruppo Leeu Collection (socio al 10% anche nelle attività dei fratelli Alajmo) al suo fianco recentemente nell’acquisizione del 20% delle quote di Alicette, il gruppo di Viviana Varese a cui fa capo anche il ristorante stellato Alice.
La chef di Nuova Delhi è anche una paladina della rivoluzione culturale nonché uno dei primi volti noti ad avere protestato contro la norma che rendeva illegali i rapporti omosessuali.

A MAG, Ritu Dalmia ha raccontato cosa vuol dire essere una chef, donna e imprenditrice, commentando similitudini e differenze tra Italia e India.

Che differenza c’è tra chef e chef imprenditrice?
Di solito gli chef sono persone estremamente creative ma poco a loro agio con le questioni strettamente di business. Tuttavia, sfortunatamente, se la parte imprenditoriale non funziona, uno chef non può realizzare a pieno la sua creatività. Io ho la fortuna di comprendere bene le questioni di business quanto quelle di cucina. A volte ne nasce una grande lotta interiore, ma nella maggior parte dei casi riesco a mediare tra questi due lati della mia personalità.

 

 

Ci faccia un esempio…
La mia parte chef vorrebbe sempre avere una grande cucina dotata delle più moderne attrezzature, ma il lato imprenditoriale sa benissimo a quanto ammonta la quota d’affitto che pago al metro quadro in ognuno dei miei ristoranti. Su una cosa non transigo: sono infatti sempre pronta a combattere con tutti i cfo o contro il reparto finanziario per non tagliare i costi sui prodotti o sulla qualità del cibo.

Quando ha iniziato a investire nel food e chi sono i suoi partner in affari?
Ho aperto il mio primo ristorante da giovane, appena ventenne, ma non ha funzionato subito. Però ho capito che era la strada giusta: il tempo e l’esperienza mi hanno dato ragione. Ho la fortuna di lavorare con molti professionisti fantastici, sia per i miei locali che per gli eventi che faccio in tutto il mondo. In Italia (e non solo) il mio sodalizio con Mr. Analjit Sigh, attraverso la società Leeu Collection, è iniziato con Cittamani e oggi prosegue anche con l’apertura di Spica. Poter contare su altri imprenditori capaci, dalle vedute ampie, è per me un grande vantaggio nel progettare e dare vita a idee nuove.

Ritu Dalmia, qual è il suo giro d’affari?
In Italia il fatturato è stato di circa…

 

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