Poke House vola: cinque aperture in otto mesi

 Il format chiuderà l’anno a quota 8 milioni di euro. L’obiettivo principale dei due giovani imprenditori è diventare la più grande catena di poke.

Qualcosa di più di una moda, il poke si candida a sostituire sushi, hamburger e pizza, da anni i cibi più consumati fuori casa.Importato nel 2017, il poke è arrivato prima a Londra, poi a Parigi e in Italia, dove ha scalzato il sushi dalla vetta della classifica del “cibo più amato”. In breve tempo la specialità della West Coast americana è entrata in tutti i menù dei ristoranti fast casual e sono nati persino dei format completamente dedicati al piatto, a cominciare dall’insegna.

Nel capoluogo meneghino le realtà dal sound californiano si sono moltiplicate a macchia d’olio e, in questa giungla, si sa, vince chi riesce a distinguersi.

Lo sanno bene Vittoria Zanetti e Matteo Pichi (nella foto) – rispettivamente classe 1991 e 1986- i fondatori della catena Poke House che in otto mesi, puntando su una cucina sana e di qualità, hanno aperto cinque punti vendita con l’obiettivo di raggiungere, entro fine anno, gli 8 milioni di euro di fatturato e moltiplicare il numero di negozi. A MAG i due giovani imprenditori hanno raccontato la loro strategia. Non escludono di valutare un round finanziario per accelerare lo sviluppo del format sia nel travel retail che fuori dalla piazza milanese.

 

Matteo Pichi e Vittoria Zanetti sono le menti del format Poke House: a lui i conti mentre a lei l’idea e lo stile.

Pichi lavorava da Glovo e Zanetti da Calzedonia, in comune hanno la passione per il cibo a cui si aggiunge determinazione e idee chiare. «Siamo nati con l’idea di farne 2mila cominciando dagli otto punti vendita che prevediamo di aprire entro fine anno e arrivare a un fatturato di 8 milioni di euro», affermano.

Ma facciamo un passo indietro.

Il 20 ottobre 2018 ha aperto i battenti il loro primo punto vendita e, nel giro di otto mesi, hanno raggiunto quota cinque. «Milano è la città più ricettiva e dove si può veramente sperimentare, la New York italiana», afferma Vittoria Zanetti. E Poke House in effetti è presente in tutta la città. «Aspiriamo a conquistare le zone iconiche delle città, angoli urbani dinamici dove l’innovazione incontra l’attitudine alla sperimentazione tipica dei veri food lovers», aggiunge la fondatrice di Poke House.

Dopo Isola e Navigli, aperti rispettivamente a ottobre e dicembre 2018, ad aprile è stata la volta del terzo punto vendita, nella cornice di City Life Shopping District, a cui si sono aggiunti recentemente altri due indirizzi: via Broletto – dove hanno sede diversi studi legali – e via Freguglia.

“Il nostro obiettivo è quello di creare non delle semplici location ma dei luoghi d’incontro, dove l’autenticità e la qualità gastronomica unite all’accessibilità dei prezzi vanno di pari passo con altri aspetti che stanno a cuore ai clienti di oggi, orientati a un consumo consapevole; attenti sì alle tendenze, ma anche alle origini dei prodotti e alla loro sostenibilità”, aggiunge Matteo Pichi, fondatore e ceo di Poke House.

I Poke House sono un vero e proprio angolo di California in città: sia nell’offerta culinaria sia nello stile, attraverso un interior design che colpisce per l’intensità dei colori.

Tutti i punti vendita mantengono una coerenza di stile e una grandezza simile (medio piccola), sui 100 metri quadri. «Chi entra in Poke House deve dimenticarsi di essere a Milano, e avere la sensazione di trovarsi in un locale vicino a un molo di Santa Monica a due passi dal rumore dell’oceano e dai colori di un’estate infinita», sottolinea Zanetti.

Il poke, sommerso da un’ondata di popolarità, «sta rischiando oggi di perdere la vera essenza a causa dell’apparente facilità di esecuzione del piatto esotico, a volte allontanandosi molto dall’originale», puntualizza Pichi. «Se a molti il poke è noto come il cibo povero delle Hawaii, in verità è tutt’altro, è un piatto dinamico, divertente, sano, gustoso e completo nelle proprietà nutrizionali e che può essere mangiato tutti i giorni», aggiunge Zanetti.

Cosa si mangia da Poke House?

Oltre alle bowl signature della catena, studiate per apportare la giusta quantità di nutrienti e di calorie, creando la giusta combinazione di sapori, c’è la possibilità di personalizzare il proprio piatto. Si sceglie prima la grandezza poi il condimento di base, che prevede riso, quinoa o insalata. Terzo step, l’ingrediente portante ovvero una proteina tra pesce, pollo e tofu. Il passaggio successivo è l’aggiunta di uno dei superfood del momento: avocado o zenzero, alghe nori o tobiko, ma anche goma wakame o jalapeno. E per completare il piatto c’è la salsa, rigorosamente preparata in “house”.

Costruire un format attorno a un cibo nuovo che è ancora considerato una moda potrebbe essere rischioso ma…

Articolo di francesca corradi

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