Guida Michelin 2020, i pronostici
Potrebbe salire il numero dei tre stelle, attualmente dieci, così come la quota dei due stelle, rimasta invariata nella scorsa edizione. Riflettori puntati su Enrico Bartolini e Antonio Guida e, tra le new entry, su L’Alchimia di Alberto Tasinato.
Si è aperto il sipario sulla 65esima edizione della Guida Michelin Italia, quest’anno al Teatro Municipale di Piacenza. Sergio Lovrinovich, direttore della “rossa” nel Belpaese, promette molte sorprese e una pioggia di stelle.
A fare gli onori di casa ci sono la chef piacentina Isa Mazzocchi, de La Palta di Borgonovo, in Val Tidone, e Daniele Repetti del Nido del Picchio.
L’anno scorso i ristoranti stellati sono saliti a 367. La 64esima edizione ha visto, infatti, 29 new entry, di cui 15 guidati da chef under 35 anni, che hanno portato a 318 le insegne a una stella. Il numero di ristoranti due stelle Michelin è rimasto invariato, a quota 39, mentre è stato proclamato il decimo tre stelle, con il marchigiano Mauro Uliassi.
Questi i dieci indirizzi a tre stelle dell’ultima edizione: Le Calandre a Rubano (Padova); Osteria Francescana a Modena; Da Vittorio a Brusaporto (Bergamo); Dal Pescatore a Canneto sull’Oglio/Runate; Piazza Duomo a Alba (Cuneo); Enoteca Pinchiorri a Firenze; La Pergola a Roma; St.Hubertus a San Cassiano (Bolzano); Reale a Castel di Sangro, e Uliassi a Senigallia.
Le grandi città, che l’anno scorso sono rimaste a bocca asciutta a dispetto delle province, potrebbero rifarsi.
Voci di corridoio dicono che a Milano, dopo 23 anni, ritornerà un tre stelle, l’ultimo è stato Bonvesin de la Riva di Gualtiero Marchesi. Resta da capire se Guida Michelin, per la 65esima edizione, premierà Antonio Guida, al Seta al Mandarin Oriental e Enrico Bartolini al Mudec: sembra che al tavolo dello chef toscano, con sei stelle nel palmares, sia andato a mangiare il direttore internazionale della Guide, Gwendal Poullennec. Se non per il ristorante di via Tortona, Bartolini potrebbe guadagnarsi una stella con il ristorante Glam, a Venezia, o con il bergamasco Casual, mantenendo il primato di chef più stellato d’Italia.
Sempre nel capoluogo lombardo, Pietro Leemann, il re della cucina vegetariana del Joia, e Matias Perdomo, con Contaste, sarebbero in lizza per il raddoppio mentre l’Alchimia di Alberto Tasinato per la prima stella.
Dal lato etnico sembra che Iyo, attualmente l’unico rappresentante stellato italiano della categoria, rimarrà da solo. Wicky’s Wicuisine, Bon Wei e Gong, che avrebbero tutte le carte in regole per entrare nella “rossa”, si vocifera rimarranno ancora una volta esclusi.
Il 2019 è stato anche l’anno della consacrazione internazionale per i fratelli Camanini che potrebbero conquistare la seconda stella, con Lido 84, a Gardone Riviera.
In Piemonte, a Gaurene, La Madernassa guidata dallo chef Michelangelo Mammoliti, sarebbe a un passo per conquistarsi la seconda stella così come, in Puglia, Angelo Sabatelli, con l’omonimo ristorante di Monopoli.
In Emilia Romagna, invece, Gianluca Gorini con Da Gorini, ha buone chance di entrare nella rossa.