Cosa c’è nel piatto? Te lo dice pOsti – AUDIO
Il food concept traccia e valorizza la filiera con la blockchain
di francesca corradi
Si chiama pOsti ed è la startup romana che, grazie alla tecnologia, racconta al consumatore cosa c’è nel piatto o nel prodotto che sta mangiando. Fondata nel 2018 da Virgilio Maretto, insieme a Carlo Fornario (nella foto, a destra) ed Elena Musco (nella foto a sinistra), nasce con l’obiettivo di codificare ogni passaggio della filiera produttiva, dal campo al piatto. Agricoltori, produttori, distributori, ristoratori diventano così coprotagonisti e copromotori di un consumo di qualità e consapevole, a tutela del made in Italy, generando fiducia nel consumatore e garantendo una maggiore sicurezza alimentare.
Quella di pOsti è una vera e propria operazione-trasparenza che documenta al consumatore il processo di lavorazione e preparazione, gli ingredienti e la loro provenienza. La blockchain diventa così una patente che fa viaggiare i prodotti e può fare la differenza nella competitività e nel cambiamento culturale del mercato. pOsti è inoltre in grado di valorizzare le ricette o i prodotti alimentari, attraverso uno storytelling.
Virgilio Maretto (nella foto, al centro), fondatore di pOsti ha raccontato come si evolverà la startup.
Tutto è iniziato dalla panzanella di Antonello Colonna: la prima ricetta al mondo certificata con tecnologia blockchain. La startup romana – con il suo format replicabile ed esportabile anche all’estero e rivolto principalmente agli operatori di filiera – ha documentato l’autenticità del piatto dando il “bollino” di qualità che ne attesta la storia, la composizione e la lavorazione. Grazie a una notifica sullo smartphone i consumatori di piatti certificati pOsti potranno conoscere la storia della ricetta che si apprestano a mangiare, in un vero e proprio racconto che li informa e li coinvolge. La collaborazione con lo chef stellato non è finita. La startup, ha anticipato a MAG che, dopo il pomodoro Torpedino traccerà una nuova ricetta di Colonna a base di cannelloni di ragù d’agnello, fave e pecorino, con il legume proveniente dall’orto di Labico (Roma).
La blockchain ha trovato applicazione anche sulla mozzarellina fritta. pOsti, a marzo, ha presentato al Mercato Centrale di Roma il progetto di tracciabilità avviato insieme alla Bottega del Fritto. Da caseificio a bottega, grazie al qr code posto sul vassoietto, ora si può conoscere la storia del gustoso fritto. Con le date di mungitura del latte, di filatura della pasta e di preparazione della mozzarella si può così avere una immediata percezione dei tempi della filiera end-to-end e della freschezza del prodotto. Tutto ciò è possibile con la creazione di un database distribuito dove gli “artigiani del cibo” caricano le informazioni, disponibili poi ai consumatori. In futuro saranno integrati altri due aspetti: i valori nutrizionali e il processo di smaltimento.
Nell’intenzione della startup, per cui lavorano oggi quattro persone, c’è anche una ricerca filologica del cibo. pOsti ha già avviato uno studio sulle ricette tipiche regionali ricostruendo le origini e l’evoluzione del piatto, anche attraverso curiosità e aneddoti. Su questa linea è partito un tour nelle principali regioni italiane che ha finora coinvolto il Lazio e il Veneto.
Il prossimo passo della startup sarà raccogliere 200mila euro, attraverso una sorta di club deal, con un rilascio di equity del 10% e investitori anche operativi. La somma servirà a sviluppare la piattaforma, finanziare il tour, fondamentale per fare networking, e costruire l’ecosistema di pOsti. La startup investirà inoltre in itinerari enogastronomici emozionali per offrire un’esperienza “phigital” (fisica che viene arricchita dal digitale).
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