Il vino toscano fattura 1 miliardo e l’export vale oltre il 50%
Stati Uniti e Germania si confermano i due principali Paesi di destinazione del vino toscano e assorbono insieme oltre il 50% del mercato mentre l’Estremo Oriente guadagna quote.
É di circa un miliardo di euro il valore del vino toscano a denominazione – 793 milioni delle Dop a cui si aggiungono i 168 milioni delle Igp -, e più della metà della produzione vinicola certificata vola sui mercati esteri per un export che nel 2019 secondo le stime ha segnato i 558 milioni di euro. Questi, in sintesi, è ciò che emerge dalla ricerca Ismea presentata a Firenze a PrimAnteprima, appuntamento che segna l’avvio della settimana delle anteprime in cui consorzi toscani presentano le nuove annate.
La carta d’identità della vitivinicoltura toscana si basa su un tessuto di oltre 23mila aziende prevalentemente piccole e medio-piccole. Terra di grandi rossi la produzione toscana di vino si basa sul Sangiovese che ne rappresenta l’essenza estendendosi, con le sue varie declinazioni locali, per il 61% dell’intera superficie iscritta all’inventario regionale. A grande distanza seguono Merlot e Cabernet Sauvignon rispettivamente con l’8 e il 7 per cento.
Complessivamente la Toscana del vino conta 58 tra Dop (52) e Igp (6) per una produzione che nel 2019 ha sfiorato i 2,6 milioni di ettolitri con 59mila ettari vitati, di cui 56mila a denominazione.
Le esportazioni di vino toscano crescono e si amplia il bacino dei Paesi importatori. Se Stati Uniti e Germania si confermano i due principali Paesi di destinazione e assorbono insieme oltre il 50% del mercato (sia in termini di volume che di valore), l’Estremo Oriente guadagna quote importanti.
Tra il 2010 e 2014, infatti, solo l’1% del prodotto veniva spedito in Cina, mentre nella seconda parte del decennio è stato superato il 2%. In lieve progressione anche il Giappone, dal 2,7 al 3,2%. È aumentata notevolmente anche la domanda di Hong Kong, Singapore e Taiwan, anche se in termini assoluti il peso a valore passa dallo 0,6 all’1 %.
L’Est Europeo, con la Russia in testa, mostra una discreta attenzione alle denominazioni toscane, ma mantiene un ruolo marginale. Positivo il trend in Brasile, Messico, Australia e Nuova Zelanda. Numeri che fanno ben sperare, è stato detto, nonostante le incognite rappresentate dall’allarme Coronavirus e dalla Brexit, oltre che dal rallentamento dell’economia tedesca.
Negli ultimi tre anni, infatti, non solo le performance dei vini Dop toscani sono state positive in assoluto, sia in termini quantitativi sia nei corrispettivi, ma si sono chiaramente distinte anche nel confronto con la media nazionale a segnalare come ancora marchi e qualità toscani trovino ottimo consenso presso il consumatore italiano.
Nel 2018, le vendite nei format della grande distribuzione, i vini toscani di qualità sono cresciuti in volume del +2,3% e in valore, + 5,7%. La forbice tra le due dimensioni testimonia peraltro una crescita del valore medio di vendita che appare interessante.
Per il momento l’industria del vino made in Tuscany tiene, anche dal punto di vista dei prezzi, nonostante il 2019 abbia fatto segnare una battuta d’arresto dopo 10 anni di aumenti consistenti.
L’assessore regionale all’agricoltura Marco Remaschi ha lanciato l’idea di onserire in etichetta la parola Toscana per valorizzare ulteriormente il brand del vino toscano.