Il biologico vale 3,5 miliardi di euro, +8%

Tra le principali ragioni di scelta dei prodotti bio, l’origine italiana delle materie prime.

Cresce la preferenza e la fiducia dei consumatori italiani verso i prodotti biologici – coltivati senza sostanze chimiche di sintesi e trasformati senza ricorrere a inutili additivi. E aumentano di pari passo le vendite dell’intero comparto bio che superano i 3,5 miliardi di euro, con un incremento dell’8%. Anche in questo settore la marca del distributore ormai costituisce un vero e proprio brand, rappresentando da sola il 41% delle vendite nella gdo (+11%).

Tra i prodotti bio più venduti, con categorie molto rappresentate e al di sopra della media del food&beverage, ci sono uova, confetture e gallette di cereali soffiati. Nella top ten entrano anche : le bevande sostitutive del latte; latte fresco; pasta di semola; olio extravergine; yogurt intero; verdura IV gamma; biscotti. Sono soprattutto alimenti destinati alla prima colazione.

A rivelarlo è AssoBio su dati Nomisma relativi al mercato del bio in Italia, presentati in occasione di Marca 2019. 
Le vendite di prodotti biologici nella grande distribuzione rappresentano circa il 45% del totale, con un tasso di crescita del 14%. A rimanere trainanti sono supermercati e ipermercati, dove chi acquista bio lo fa per comodità (33%), convenienza (13%) e assortimento (12%).

Diversi sono i motivi per cui gli italiani scelgono di comprare bio: il 52% per maggiori benefici sulla salute o per consiglio del medico, il 47% ritiene i prodotti più sicuri e di qualità, il 26% motiva l’acquisto con l’attenzione alla salvaguardia dell’ambiente. Seguono l’origine italiana delle materie prime (58%), la qualità degli ingredienti (54%) e il metodo di produzione (46%) nel suo complesso.

“I nuovi dati confermano una volta di più che non si tratta di una moda, ma che la scelta bio si sta consolidando in maniera consapevole a livello internazionale. Un fenomeno che sta prendendo piede sempre di più in Italia, in tutta Europa, ma anche ovunque nel mondo, basti pensare alle performance delle nostre aziende in paesi come gli Usa, la Cina e il Giappone – dichiara Roberto Zanoni, presidente di AssoBio -. L’interesse del consumatore nei confronti di prodotti naturali, semplici e a basso impatto ambientale si rivela un’esigenza diffusa. E il disegno di legge sul biologico, approvato a grande maggioranza alla Camera e ora in discussione al Senato, una volta approvato ci consentirà di rafforzare ulteriormente un settore che ci vede leader a livello mondiale”.

C’è chi mette in discussione il bio. Secondo uno studio internazionale , riportato anche su Linkiesta, il biologico infatti avrebbe un maggior impatto sul clima. Perchè? Lo spiegano gli scienziati. Con il bio serve più terra per produrre una quantità uguale di prodotti, e quindi si avrà una maggiore deforestazione. Risultato: più emissioni di anidride carbonica. Gli studiosi mettono in guardia: non dipende dal tipo di coltivazione. Per quanto riguarda la produzione di latte, vince l’agricoltura industriale mentre sul riso le due tipologie di coltivazione si equivalgono. In ogni cosa l’agricoltura a impatto zero non esiste. E come dice Stefan Wirsenius (uno degli autori dello studio): “La cosa più importante è il tipo di cibo. Per il clima è meglio mangiare ceci bio, o polli bio, anziché manzo prodotto con metodi industriali”.

Leave a Reply

SHARE