La filiera della birra italiana vale oltre 9,2 miliardi

La birra italiana dà lavoro a oltre 92mila persone. In tre anni sono stati creati 4.500 posti di lavoro e il contributo fiscale è aumentato del 19,4%. Nel 2018 la filiera ha portato alle casse dello Stato ben 4,3 miliardi di euro.

Il contributo della filiera della birra italiana alla crescita della ricchezza e al benessere del nostro paese è cresciuto, negli ultimi tre anni, di oltre 1 miliardo di euro. Il valore condiviso è quindi aumentato del 17%  passando da 7,83 miliardi di euro a quasi 9,2 miliardi, pari allo 0,52% del pil italiano.

Di questa crescita ne hanno beneficiato soprattutto le fasi a valle e a monte della filiera e lo Stato italiano con le imposte incassate. In percentuale sale soprattutto il valore condiviso relativo alle forniture di materie prime (+55%, da 273,3 a 423,6 milioni di euro). Mentre hanno una crescita in linea con la media della filiera (tra il +13 e il +17%) le fasi della produzione e della distribuzione e vendita, anche se più rilevante in valori assoluti.

Questo è quanto emerge, in sintesi, dall’Osservatorio Birra con la presentazione del terzo Rapporto “La creazione di valore condiviso del settore della birra in Italia”, realizzato da Althesys per conto della Fondazione Birra Moretti.

 

Per calcolare il valore condiviso della birra italiana, lo studio ha analizzato tutte le fasi della filiera della birra (approvvigionamento materie prime, produzione, logistica, distribuzione e vendita), considerando gli effetti diretti (valore aggiunto, contribuzione fiscale, occupazione, ecc.) delle attività dell’industria birraria italiana, quelli indiretti e indotti, le ricadute degli investimenti pubblici.

“La ricerca – ha spiegato Alfredo Pratolongo, Presidente della Fondazione Birra Moretti –  si è concentrata sul triennio 2015-2018 perché coincide con il picco della “primavera della birra” e cioè con quel fenomeno gastronomico, culturale e socio-economico connesso alla nuova curiosità degli italiani verso il mondo della birra. Convivialità e socialità sono i fattori alla base del piacere di consumare birra, in casa e fuori casa. Basti pensare anche ai luoghi del gusto dove la birra è protagonista, ai corsi amatoriali o professionali per diventare sommelier della birra, alle aperture di microbirrifici, a scaffali dei supermercati sempre più ampi e forniti di birre classiche e speciali. Ogni ambito di questo mondo – materie prime, produzione, logistica, distribuzione – genera ricchezza e occupazione”.

“In termini di occupazione – secondo Alessandro Marangoni, Ceo di di Althesys – la birra permette a quasi 100mila famiglie di avere una fonte di reddito, assicurando lavoro a 92.190 dipendenti distribuiti proporzionalmente lungo l’intera filiera, distribuendo salari lordi di oltre 2,5 miliardi di euro. In 3 anni la filiera della birra è stata in grado di offrire ben 4.500 posti di lavoro in più. In particolare, nel 2018 per ogni addetto alla produzione della birra, il settore è riuscito ad assicurare ben 29,3 occupati complessivi a livello di filiera”.

“Da qualche anno c’è un nuovo modo di bere birra in Italia – ha confermato  l’ad Heineken Italia per l’Italia, Søren Hagh –. Il consumatore italiano cerca sempre più birre che hanno una storia da raccontare, un’esperienza in cui possano riconoscersi.  I driver del gruppo si possono riassumere “nell’innovazione, nella collaborazione e nell’equilibrio con l’ambiente”.

 

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