Enoindustria in calo, prevista ripresa nel 2022

Gli italiani che consumano vino sono circa il 54% del totale. L’export italiano del vino vale 7,2 miliardi di dollari e il partner principale sono gli Stati Uniti con 1,7 miliardi. A causa dell’emergenza Covid si stima una contrazione di ricavi di circa 4,7 miliardi di euro per il 2020. È prevista una ripresa piena già nel 2022.

Secondo la ricerca “PMI. La ripresa post-Covid in 8 focus” del gruppo svizzero Repower, affidato al Sole 24Ore e Infodata, l’enoindustria rappresenta una delle eccellenze del made in Italy nel mondo. Il settore, nell’export, vale circa 7,2 miliardi di dollari, in primis verso gli Stati Uniti, a cui seguono Germania e Regno Unito.

La percentuale di italiani che consuma vino, oggi, si attesta intorno al 54%, invariata rispetto al 2009. La produzione, nel 2019, ha toccato i 50 milioni di ettolitri. Il 44% sono riferiti alle denominazioni di origine mentre la parte preponderante della vinificazione (56%) è riservata a vini da uve a bacca bianca, mentre il resto a rossi e rosati.

Dal 2009 a oggi è cresciuto molto anche il consumo di birra: 46 italiani ogni mille hanno iniziato a berla. La percentuale complessiva della popolazione ha così raggiunto il 50,5%.

Lo scoppio della pandemia ha visto una contrazione della domanda di vino soprattutto nel consumo out-of-home e difficoltà logistiche per la consegna all’estero. Forte l’incertezza per il futuro dei mercati internazionali, in particolare quello statunitense. La stagionalità del settore però aiuta, con gli impatti sulla raccolta e sulla vinificazione che possono essere pianificati in vista del culmine della stagione autunnale.

Le stime sulle perdite del settore dell’enoindustria parlano di circa 4,7 miliardi in totale per il 2020. Secondo la ricerca, però, la domanda del prodotto dovrebbe tornare a superare il valore del 2019, in un paio d’anni, per superare nel 2024 i 25 miliardi di ricavi.

Il boom del canale distributivo online verso il consumatore finale si sta consolidando. La ripresa, di fatto, sarà guidata da alcuni driver che possono essere riassunti in: sostenibilità, rafforzamento dei canali online e ricalibrazione dell’identità del prodotto, oltre alla possibilità di sperimentare nuovi mercati, soprattutto emergenti, per ampliare le possibilità dell’export.

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