Marzo spartiacque per il commercio mondiale del vino
I dazi e la pandemia hanno prima favorito e poi penalizzato la crescita delle esportazioni di vino italiane.
L’Italia del vino è stata protagonista dei primi due mesi del 2020, ma a marzo il registro è cambiato, dopo la fine delle scorte anti-dazi statunitensi e con l’inizio del lockdown. Questi in sintesi è ciò che emerge dallo studio dell’Osservatorio Vinitaly-Nomisma Wine Monitor, sulle vendite di vino nei Paesi extra-Ue nel primo trimestre.
Nel complesso, le elaborazioni svolte su base doganale segnano un andamento globale a due facce tra i top buyer mondiali.
“Negli Stati Uniti si è passati da un incremento record a valore del 40% del primo bimestre a una contrazione del 17,4% a marzo – ha affermato il direttore generale di Veronafiere, Giovanni Mantovani.
Per il responsabile dell’Osservatorio Vinitaly-Nomisma Wine Monitor, Denis Pantini, “Le vendite di vini fermi italiani nell’off-trade (gdo e liquor store) statunitense hanno raggiunto i 94 milioni di litri, che rappresentano solo il 40% delle importazioni totali della tipologia. Ora il quesito si pone su che fine farà l’altro 60% di vino fermo italiano e soprattutto se l’on-trade sarà in grado di ripartire con i ritmi precedenti. Da qui la necessità, specie per la fascia premium che è maggiormente penalizzata, di lavorare su un mix di canali come l’e-commerce, in forte crescita non solo negli Usa”.