Reinstaurant, un manuale per la rinascita della ristorazione

A due mesi dall’apertura post lockdown è tempo di bilanci per la ristorazione italiana. È inutile nascondere quanto la situazione dei pubblici esercizi italiani rimanga grave a causa di una ripartenza troppo lenta.

Nonostante i fatturati siano in leggero recupero, infatti, secondo la consueta analisi condotta dal Centro Studi di Fipe-Confcommercio si registrano perdite ancora del 40%. Gli effetti sono pesanti sulle prospettive e la sostenibilità economica delle aziende. Questo non fa che innescare un effetto domino sulla fiducia degli imprenditori che vedono sempre più lontano un ritorno alla “normalità”.

 

Ma se fino a poco tempo fa si è dibattuto sulla necessità di riaprire le porte dei locali non si è  discusso di come cambiare l’out of home.

 

È da questa riflessione che l’imprenditore e scrittore Luca Farinotti apre la prefazione di Reinstaurant. Si tratta di una sorta di decalogo pratico di sopravvivenza e rifondazione della nuova ristorazione italiana.

 

Il titolo è già di per sé una dichiarazione. Un gioco di parole per affermare che la crisi può paradossalmente diventare una grande opportunità di risurrezione.

 

Se già in #mondoristorante Farinotti aveva lanciato l’allarme di una pericolosa saturazione del mercato della ristorazione, con i suoi nuovi dieci “comandamenti” esorta gli imprenditori del cibo a rifuggire dall’omologazione  recuperando passione, talento e qualità e dando così una nuova centralità al mestiere e ai clienti.

 

Solo con una qualità senza compromessi e un comportamento etico il ristorante può tornare a essere un luogo di cultura che pone al centro l’esperienza.

 

Per l’autore di Reinstaurant, infatti, il ristoratore deve considerare il cliente un investimento, non un consumatore da cui estrarre profitto. Solo distaccandosi dalla circoscritta dinamica venditore/acquirente, quindi, si riuscirà a stabilire le basi del business virtuoso del futuro e realizzare un rilancio concreto e reale delle attività.

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