Rapporto di sostenibilità per Unione Italiana Food

Tante le sfide emerse dall’ultimo rapporto di sostenibilità per Unione Italiana Food. Tra le proposte globali che la Comunità Internazionale ha messo in luce anche in occasione del recentissimo vertice di Glasgow, molte sono collegate agli attuali modelli alimentari globali, non sempre sostenibili. Il modo in cui il cibo viene coltivato, prodotto, distribuito e consumato ha un forte impatto sull’ambiente: i sistemi alimentari odierni contribuiscono fino al 37%i delle emissioni di gas serra e al 92% dell’impronta idrica dell’umanità, ovvero del consumo di acqua dolce.

Se è vero, dunque, che serve uno sforzo corale per contrastare gli effetti dell’emergenza climatica, in Italia il settore dolciario e quello pastario hanno già intrapreso questa strada da tempo.

Ecco traguardi raggiunti e best practice in materia di sostenibilità di alcune tra le principali aziende del panorama italiano, raccolte dal Rapporto di Sostenibilità 2020 di Unione Italiana Food.

Le best practise

L’abbattimento delle emissioni di CO2 per contenere, nei prossimi 9 anni, l’innalzamento della temperatura terrestre, entro la soglia limite di 1,5 gradi, è tra forse la più imponente e emblematica delle attuali sfide globali. Secondo un recente sondaggio Ipsos, per il 28% degli italiani la responsabilità di risolvere la crisi climatica ricade sulle aziende, che dovrebbero rivedere i loro processi produttivi.

Gli imballaggi sono uno degli aspetti a cui sempre più italiani guardano nei loro comportamenti d’acquisto, anche nel food. Secondo una ricerca IPSOS, l’‘87% degli italiani dichiara di voler acquistare prodotti che minimizzano il packaging, mentre il 31% ammette di aver smesso di acquistare marchi con un packaging non sostenibile. Su questo fronte, le associate a Unione Italiana Food sono veri e propri apripista. Secondo quanto riportato nel rapporto, ormai in quasi tutti i settori gli imballi dei prodotti e i contenitori utilizzati sono riciclabili al 100% o lo saranno presto.

Secondo l’ultimo Rapporto nazionale sull’economia circolare in Italia l’Italia è leader in Europa per l’economia circolare. E il food dà il suo contributo a rafforzare questo primato.

Nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma…in qualcosa di buono! Sembrano prendere ispirazione dalla Legge della Conservazione della Massa alcune esperienze innovative in materia di economia circolare e smaltimento dei rifiuti analizzate nel report di sostenibilità di Unione Italiana Food. Nel settore pastario gli scarti diventano sottoprodotti a uso zootecnico o vengono recuperati e come ingredienti base per nuovi e gustosi impasti destinati alle nostre tavole. Nel settore del cacao, c’è chi converte i residui in risorsa energetica per creare “Solid Ecopower”, un materiale che viene utilizzato in impianti esterni di biodigestione per produrre metano ed energia elettrica.

Dal 2014 a oggi la richiesta di un maggior impegno in sostenibilità verso le aziende e i marchi preferiti è cresciuta del +65%iii. Inoltre, secondo un’indagine recente di Sap e Qualtrics, il 45% dei consumatori ritiene importante che i brand puntino a un approvvigionamento sostenibile.

Negli anni la sensibilità delle aziende rispetto ai temi della responsabilità sociale e dell’approvvigionamento sostenibile è andata crescendo. Molte aziende puntano a restituire valore ai territori da cui traggono le materie prime e alle comunità che li abitano, supportando, per esempio, progetti sviluppati da organizzazioni locali o internazionali. Altre realtà, invece, acquistano responsabilmente e utilizzano solo materie prime provenienti da agricoltori certificati: una garanzia che la produzione sia gestita correttamente, salvaguardando l’ambiente e migliorando le condizioni di vita e lavoro di agricoltori e popolazioni locali.

Il food è motore della crescita sostenibile e della competitività dell’agricoltura: nel settore pastario promuove contratti di filiera con gli agricoltori del grano duro e la stessa associazione si è fatta promotrice di un protocollo d’intesa che ha coinvolto tutte le parti in causa, dal campo allo scaffale, fornendo agli agricoltori strumenti e conoscenze per rendere più sostenibile e di qualità il loro grano, tra agricoltura di precisione e buone pratiche agricole tradizionali, come le rotazioni colturali lunghe, che permettono di ottimizzare costi, rese e qualità dei prodotti, tutelando al contempo la biodiversità e salvaguardando l’ambiente.

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