L’agroalimentare cresce il triplo dell’economia italiana

Il settore agroalimentare continua a crescere anche nel 2016 a ritmi nettamente superiori rispetto all’economia italiana, nonostante un rallentamento rispetto all’anno precedente. È questo il primo dato emerso dal Food industry monitor, l’osservatorio sulle performance del settore agroalimentare italiano dell’Università di scienze gastronomiche di Pollenzo (Unisg).

La terza edizione dell’osservatorio, che ha visto la media partnership di foodcommunity.it, ha analizzato le performance di 809 aziende, per 58 miliardi di ricavi aggregati, in 14 comparti rappresentativi dell’agroalimentare.
Nel 2016 il settore food ha registrato un incremento dei ricavi pari al 2,5%, quasi il triplo rispetto alla crescita del Pil italiano (0,9%), anche se in calo rispetto al 3,8% dell’anno precedente.

Il rallentamento della crescita è determinato dalle forti pressioni sui prezzi esercitati dalla grande distribuzione organizzata, che hanno portato anche una contrazione dei margini commerciali. L’agroalimentare italiano è comunque un’industria a elevato valore aggiunto (fatturato meno i costi delle materie prime) che nel 2016 è stato del 5%.

Analizzando le performance di lungo periodo (2009-2015) emerge che i comparti che crescono maggiormente sono olio (8,3%), packaging (7,4%), farine (7,2%), food equipment (6,5%), caffè (5,2%) e vino (5,2%).
La redditività commerciale è molto elevata nel comparto dei distillati (12,9%) e registrano buoni risultati anche food equipment, dolci, caffè, acqua e pasta, tutti con valori superiori alla media dell’intero settore (5,7%).
Permangono delle criticità che interessano i comparti di salumeria, olio, farine e latte, che hanno la redditività commerciale e la redditività del capitale investito sensibilmente inferiori rispetto alle medie del settore.

Solo quattro comparti, invece, hanno un elevato indice di crescita sostenibile e un alto potenziale di sviluppo: i distillati, il caffè, il food equipment e il vino. Essi, infatti, associano un tasso d’indebitamento contenuto all’aumento delle vendite e della marginalità.

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