Birra, in fumo 1,6 miliardi di euro e 21mila posti di lavoro

 

Il settore chiede allo Stato di ripensare la fiscalità, riducendo accise ed Iva e permettere così quegli investimenti per un possibile rilancio.

La filiera strategica della birra, che nel 2019, in Italia, generava quasi 10 miliardi di euro di valore condiviso, è in crisi. Il settore dava lavoro a 108 mila famiglie (+18% rispetto al 2017) versando contributi allo stato per 4,5 miliardi di euro (+8% in 3 anni).  La “gelata” di marzo ha fatto indietreggiare il valore condiviso del settore di quasi 1,6 miliardi, con una perdita di circa 21mila posti di lavoro, lungo l’intera filiera brassicola e in appena sei mesi.

Ma il comparto non vuole rinunciare a proporsi come possibile motore della ripresa del fuori casa.

 

I dati, che fotografano l’andamento del settore nel 2019 e nei primi sei mesi del 2020, evidenziando un “prima” e un “dopo” Covid-19, sono stati diffusi dall’Osservatorio Birra con la presentazione del 4° Rapporto “La creazione di valore condiviso del settore della birra in Italia”, realizzato da Althesys. Per calcolare il valore condiviso, lo studio ha analizzato tutte le fasi della filiera della birra. Sono stati considerati gli effetti diretti, indiretti e indotti, le ricadute degli investimenti pubblici.

LA PRIMAVERA DELLA BIRRA, IL BOOM DAL 2009 AL 2019 (PRODUZIONE +35%)

La birra è arrivata a fine 2019 forte di una crescita durata praticamente dieci anni. Si è registrato un +35% dal 2009 (17,2 milioni di ettolitri), con il 36,1% dei consumi concentrati nell’horeca.

Leggi l’articolo: Birra, forte crescita nel 2019 in consumi, produzione ed export

LO STOP IMPOSTO DAL COVID-19

Con l’arrivo del virus è cambiato tutto. Da marzo a giugno 2020 la produzione ha subito una battuta d’arresto del -22%, con picchi, tra marzo e maggio, del -30%, e una timida ripresa a luglio (+8%) e agosto (+2%). Di riflesso, anche il valore condiviso è crollato, nel primo semestre 2020, del -22,7% (circa 900 milioni di euro) rispetto al primo semestre 2019 e del -34,2% rispetto al potenziale stimato (quasi 1,6 miliardi di euro), visto che i primi due mesi dell’anno seguivano il trend positivo degli ultimi anni, registrando un aumento della produzione del +7 e del +12%.

IL COVID NON HA FERMATO LA VOGLIA DI BIRRA DEGLI ITALIANI

In questi mesi difficili non è però venuta meno la voglia di birra degli italiani. Infatti la bevanda è la più consumata nel lockdown e nei mesi estivi. E i produttori di birra, con un importante sforzo logistico, hanno messo in sicurezza i dipendenti per mantenere “accesi” i birrifici e garantire alla GDO regolare fornitura di prodotto. Ma il sostanziale blocco del canale horeca non è stato compensato dalle vendite del canale moderno.

 

La conferma arriva da Wietse Mutters, Amministratore Delegato di Heineken Italia, azienda presente nel nostro Paese dal 1974. “La birra, bevanda socializzante per eccellenza, è stata colpita alla crisi proprio nel suo momento di massima espansione. La situazione è preoccupante e parte dal fuori casa, dove le prospettive sono incerte e migliaia di operatori sono in crisi, ma tutta la filiera ne risente a monte passando dall’industria fino ad arrivare all’agricoltura. Per guardare al futuro con più fiducia, sosteniamo le richieste al Governo di AssoBirra perché il settore torni trainante per la ripresa del Paese”, afferma Mutters.

I BENEFICI DI UNA MINORE ACCISA SULLA BIRRA

I lavoratori dell’horeca chiedono: agevolazione sugli spazi, riduzione dell’Iva e dell’accise, incentivi per impianti sulla birra in fusto, agevolazioni sul vuoto a rendere e sulla mobilità.

Un diverso sistema di tassazione della birra potrebbe permettere quegli investimenti che servono a rilanciare l’out of home. Il settore, altrimenti, rischia di veder chiusi, nei prossimi mesi, circa 50mila locali che attualmente danno lavoro a 350 mila persone, secondo Fipe Confcommercio.

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