L’agroalimentare traina l’export italiano

L’agroalimentare insieme alla farmaceutica e all’abbigliamento spingono la crescita delle esportazioni italiane che hanno chiuso il 2018 con un aumento del 3,1%. Secondo Sace-Simest: “nel 2022 l’export supererà i 540 miliardi di euro”.

Cresce l’export italiano che, nel 2018, ha registrato un +3,1% grazie alle buone performance dell’agroalimentare, settore che spingerà le nostre vendite all’estero nel 2019 (+3,8%), seguiti dai beni intermedi, i beni di consumo e infine i beni d’investimento. Questo in sintesi è quanto emerge dal rapporto Sace-Simest presentato il 30 maggio in Borsa a Milano. Per il 2019 si stima una crescita del 3,4% che salirà al 4,3% medio annuo nel triennio successivo 2020-2022. A questo ritmo, le vendite estere di beni italiani arriveranno a toccare il valore di 500 miliardi nel 2020, superando i 540 miliardi nel 2022. In crescita anche l’export di servizi, che entro il 2022 dovrebbe superare quota 120 miliardi di euro.

Le stime di crescita dell’export del Bel Paese potrebbero ridursi dello 0,2% per effetto dei dazi e della politica protezionistica portata avanti dagli Stati Uniti. A questo si andrebbero a sommare gli effetti di ulteriore rallentamento che una simile escalation potrebbe avere sull’economia cinese. Questo aggraverebbe ulteriormente anche l’impatto sulle esportazioni italiane di beni complessivi, le quali sarebbero inferiori di 0,8% nel 2019 e 1,7% nel 2020. Infine non è da sottovalutare l’eventuale rallentamento della Germania, prima geografia di destinazione delle nostre merci e, più in generale, un’economia strettamente connessa a quella italiana.

“I prodotti agroalimentari sono un potente motore per l’aumento delle esportazioni complessive dovute alla capacità delle nostre imprese e all’alta reputazione che hanno i prodotti italiani in termini di qualità – sottolinea il presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti, in merito alla presentazione del Rapporto Export 2019 di Sace-Simest –. I risultati dell’export agroalimentare potrebbero essere maggiori se migliorasse l’integrazione di filiera e se crescessero le vendite dei prodotti agricoli che invece marca il passo; questo per la riduzione delle vendite in diversi comparti come frutta, carni, ortaggi e legumi, cereali. Arrivare nel giro di pochi anni a 50 miliardi di export agroalimentare è un risultato alla portata del sistema”.

“Per vincere sui mercati internazionali – afferma Licia Mattioli, vicepresidente per l’internazionalizzazione di Confindustria –. É necessario puntare alla digitalizzazione della manifattura, la leva che può consentire maggiormente alle imprese di modificare il proprio dna per essere più competitive. Dobbiamo, come Europa, essere leader nell’offerta di tecnologie per la trasformazione digitale dell’industria, cosa possibile con una politica industriale a favore di investimenti in tecnologie, un più stretto legame con il mondo della ricerca, la formazione e l’aggiornamento continuo delle competenze”.

“Le nostre imprese esportatrici – aggiunge Presidente di Sace, Beniamino Quintieri, commentando i dati sull’export.- stanno raccogliendo i frutti di un lavoro di riposizionamento verso un’offerta di sempre più alta qualità, fattore che ci contraddistingue sui mercati esteri e che è strategico in questa congiuntura perché ci mette, almeno in parte, al riparo dalle conseguenze dirette di dinamiche quali la guerra commerciale”.

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