Giù i calici, per il vino il semestre Covid-19 è il peggiore di sempre

Per i paesi produttori è di 1,4 miliardi di euro la perdita nell’extra-Ue tra marzo e agosto. Il vino made in italy registra un -8,6% ma si comporta meglio degli altri Paesi: crollo della Francia a -27,7%.

Contrazione senza precedenti nella storia moderna del vino. Secondo le elaborazioni dell’Osservatorio Vinitaly-Nomisma Wine Monitor, nei Paesi extra-Ue gli scambi complessivi di vino nel semestre marzo-agosto hanno subito un calo a valore del 15,2%. La perdita si aggira su 1,4 miliardi di euro rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.

Il decremento più significativo è relativo alle bollicine (-28,8%), che perdono quota in tutti i 10 top importer.

“In un altro periodo l’export in calo di quasi il 9% significava crisi, oggi è una mezza vittoria se si guardano i competitor. Il bicchiere rimane comunque mezzo vuoto e la congiuntura non aiuta. Il nostro osservatorio evidenzia uno scenario sempre più asimmetrico all’interno del comparto, e a pagare sono soprattutto le piccole e medie imprese di qualità, asse portante del made in Italy”, afferma il direttore generale di Veronafiere, Giovanni Mantovani.

Stati Uniti e Svizzera, rispettivamente la prima e la terza destinazione per il prodotto tricolore, sono i Paesi che hanno contribuito a rendere meno amaro il calice italiano. Negli Usa, infatti, la performance è stata meno drammatica di quella francese (-40,1%) stroncata dai dazi aggiuntivi.

La differenza nel computo finale del semestre tra le due superpotenze produttive mondiali sta anche nella Cina. Per l’Italia infatti il deficit si traduce in 26 milioni di euro; per la Francia in 122 milioni di euro.

In crisi anche il mercato del Regno Unito, su cui si addensano anche le nubi della Brexit: -9,5% per il nostro Paese.

Per il responsabile dell’Osservatorio Vinitaly-Nomisma Wine Monitor, Denis Pantini: “L’Italia sembra soffrire meno rispetto alla Francia alla luce di una distribuzione più equilibrata tra on e off trade”.

A farne maggiormente le spese proprio la tipologia che è cresciuta di più negli ultimi anni: gli sparkling pagano infatti con un -28,8% e trend negativo in tutte le piazze della domanda.

 

Import di vino nei top market terzi (cumulato marzo-agosto 2020 e variazione sui valori stesso periodo 2019)

Fonte: Osservatorio Vinitaly – Nomisma Wine Monitor su base dati dogane

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