Vino: Australia batte Francia in Cina. Flessione per l’Italia
- Beverage
- 8 Luglio 2019
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La quota di mercato dei transalpini scende sotto il 30%, contro il 43% di dieci anni fa. L’Italia rappresenta solo il 7% dell’import cinese con una riduzione di quasi il -13% a valore e -6% a volume.
Continua anche nel 2019 la riduzione dell’import di vino in Cina che già l’anno scorso aveva fatto segnare un -2% a valore a fronte di un -8% a volume. Nei primi cinque mesi di quest’anno, il calo è ancora più significativo: -14% se misurato in euro, -18% nelle quantità. Ma la diminuzione non riguarda tutti i vini: tra le nazioni più colpite figurano Francia (-31,5% a valori), Spagna (-16,9%) e Italia (-12,5%), diversamente dalle bottiglie australiane e cilene che crescono rispettivamente del 4,8% e 8,4%. Oggi il 40% dei ricavi derivanti dalle vendite oltre frontiera dei vini fermi imbottigliati australiani deriva proprio dalla Cina quando dieci anni fa tale incidenza non arrivava al 4%.
Ma il sorpasso australiano ai danni della Francia può anche essere interpretato come un segno di maturità e maggior consapevolezza negli acquisti: un comportamento del consumatore cinese non più dettato solo dalla ricerca di status e notorietà, ma di qualità al giusto prezzo. “E, in questo caso, il vino italiano può giocare la sua partita, a patto di farsi conoscere dal consumatore cinese”, ha dichiarato Denis Pantini, Responsabile Nomisma Wine Monitor.
La battuta d’arresto transalpina nel mercato del Sol Levante riguarda soprattuto i vini fermi imbottigliati – che rappresentano a volume il 95% del totale – diminuiti a valore di quasi il 34%, mentre ha risparmiato gli spumanti (principalmente champagne) che all’opposto sono cresciuti di oltre il 24%. Comportamento analogo anche per l’import di vino dal Belpaese dove si sono ridotti gli acquisti a valore del 15% dei vini fermi e, al contrario, gli spumanti hanno fatto registrare un +5%.
Non solo cattive notizie: nei primi cinque mesi del 2019 l’export, a valore, è cresciuto di quasi il 10% in Giappone, del 2% in Usa, Svizzera e Norvegia e dell’1% in Canada. Percentuali significative di incremento in Corea del Sud (+18%) e Brasile (+4%), anche se il “peso” di questi mercati è ancora marginale sulle nostre esportazioni complessive (meno dell’1%). Sul fronte degli altri mercati – con dati però disponibili al primo quadrimestre 2019 – si evidenzia una buona crescita rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente delle importazioni di vino dal nostro paese in Russia (+9%), Francia (+4%) e Regno Unito (+2%), mentre in Germania si assiste – ormai purtroppo come consuetudine da alcuni anni – ad un calo del 2%.
“Il prezzo gioca un ruolo fondamentale negli acquisti dei vini da parte dei cinesi e gli accordi di libero scambio di cui godono australiani e cileni (che permette loro di entrare in Cina a dazio zero) li favoriscono rispetto ai competitor, anche nei confronti dei più blasonati francesi che fino a qualche anno fa sembravano immuni da queste logiche concorrenziali”, ha sottolineato Pantini.
Figura – Quote all’import di vino in Cina per origine produttiva (% sui valori)