Unicredit: “Dopo un 2020 difficile, il vino tornerà a crescere nel 2021”

Il valore della tradizione e della qualità unite a un cambio di approccio ai nuovi mercati e modelli di consumo, con particolare attenzione alla digitalizzazione del commercio, consentiranno un graduale ritorno alla normalità entro fine anno.
Prosegue in Piemonte “The Italian Way” di UniCredit. La crisi ha impattato in modo robusto sul settore vitivinicolo italiano, con un fatturato che si prevede in calo del 30-35% nel 2020. Vista la solidità delle aziende del comparto e la qualità del prodotto il vino potrà tornare a crescere già nel 2021, secondo lo studio dell banca.
Il settore vitivinicolo italiano, da sempre fiore all’occhiello del nostro Paese, vuole rilanciarsi nella fase post Covid-19. Questo tema è stato al centro della tappa piemontese della roadmap virtuale della banca ha fatto tappa a Torino con focus sul vitivinicolo italiano.
Nel corso dell’incontro è stato presentato lo studio di UniCredit sugli effetti del Covid-19 sul settore vitivinicolo e sulle nuove opportunità da cogliere.
L’Italia è trai primi produttori al mondo, il secondo esportatore in valore, dopo la Francia e soprattutto ha il numero maggiore di vini certificati. Con riferimento al 2020, è attesa una flessione nettamente superiore a quella media attesa per il settore del F&B (3-6%). L’entità dell’impatto sarà tuttavia differenziata tra le diverse tipologie di vino e anche tra le imprese all’interno della stessa tipologia di prodotto.
In questa crisi gioca infatti un ruolo importante il modello di business adottato. Due temi saranno centrali per la costruzione dei nuovi modelli di business e delle strategie su cui puntare per reagire alla crisi e cogliere le opportunità che anche questa crisi porterà con sé. Il primo è l’incertezza, un fattore del quale bisognerà tenere conto nel disegnare i piani aziendali.
Il secondo tema è relativo ai canali di trasmissione, tenendo conto che la produzione vinicola attualmente si divide tra mercato domestico (45%) ed export (55%). Il mercato interno è atteso in contrazione, a seguito delle gravi difficoltà dell’horeca.

Anche la spesa delle famiglie è attesa in contrazione, a seguito della diminuzione del reddito disponibile e della conseguente ridefinizione delle priorità personali di acquisto a favore di beni ritenuti più essenziali. Elevati i rischi di cali delle vendite anche sui mercati esteri, a seguito del crollo della domanda globale e delle diverse velocità di ripresa di ciascun Paese. A livello mondiale, l’OIV stima una caduta delle vendite del 35% (-50%in valore). Per l’Italia, un fattore di amplificazione del rischio export è la forte concentrazione dei mercati di sbocco del settore.

Oltre il 50% delle vendite oltre confine è concentrato in tre paesi: in particolare, si osserva che due di essi – Stati Uniti e Regno Unito – consumano vino principalmente nell horeca. In generale, i rischi risultano più elevati per i vini di gamma medio-alta e l’export.

Tra le imprese, risulteranno meno esposte quelle che dispongono di un portafoglio ampio di prodotti, che possono contare su più canali di vendita e sbocco.

In generale, il settore non arriva male alla sfida della pandemia, potendo contare su una buona situazione di solvibilità. Si segnala però la possibilità di tensioni o crisi di liquidità specifiche, soprattutto tra le realtà più piccole e meno strutturate.

Guardando invece alla ripartenza, anche questa crisi imporrà la ricerca di nuovi modelli imprenditoriali intorno ai temi più strategici per il settore, come la filiera.

 

Leave a Reply

SHARE