Suini: novemila allevamenti chiusi in cinque anni

Crisi della suinicoltura, che in Italia vale 3,4 miliardi all’anno e riguarda 8,6 milioni di capi. Importiamo di più ma mangiamo meno carne.

Gli allevamenti dei suini sono in ginocchio, con una media di oltre quattro chiusure al giorno. Questo il dato allarmante riportato da Il Sole24Ore. Secondo gli esperti la causa di questa crisi sarebbe dovuta sia al calo dei consumi sia alla concorrenza spagnola che arriva sul mercato con un prodotto più magro che più si presta ad altri impieghi in macelleria e non solo al comparto dei salumi. Il listino della carne suina, che a marzo ha registrato 1,1 euro al chilo nel circuito Dop (il 26% in meno rispetto al 2017), conferma che gli allevatori stanno producendo sottocosto. Il crollo del comparto non è però recente e i primi segnali si sarebbe manifestati nel 2014, da allora a oggi si contano 9mila chiusure, un dato non indifferente tenendo conto che il giro d’affari della macellazione e trasformazione si aggira sugli 8 miliardi di euro.

Secondo i dati della Cia-agricoltori italiani, incide anche l’indice di redditività di un maiale allevato in Italia che è di 5,43 euro, contro una media europea di 6,3 euro.

Nonostante la produzione di 8,6 milioni di capi all’anno, il Bel Paese si trova costretto a importare la carne suina da Germania, Spagna, Paesi Bassi e Danimarca, per un totale di oltre 2,2 miliardi di euro all’anno. La causa è da ricercare nella tipologia degli allevamenti italiani, destinati per il 70% a prodotti Dop come il Prosciutto di Parma e il San Daniele, con un maiale ingrassato ad hoc per produrre con la sua coscia un ottimo salume ma non per essere utilizzato in altre preparazioni.

Secondo il presidente della Cia, Dino Scanavino, le soluzioni per risolvere l’empasse sarebbero da ricercarsi nell’ampliamento dei consumi, creando quindi nuove linee di prodotti e incrementando l’apertura del mercato, ad esempio in Cina dove si intravedono spiragli.

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