Stelle contro il virus.
 Solidarietà, gli chef in corsia

Dalla famiglia Cerea che gestisce la mensa dell’ospedale da campo degli alpini a Bergamo, a Cracco che prepara i pasti per gli operai in Fiera di Milano, fino alla merenda di Ghezzi per i medici di Rovereto.

di francesca corradi

Solidarietà è questa la prima parola che mi viene in mente se penso alla mobilitazione del mondo della ristorazione, che in questi giorni così difficili marcia compatto e scende in campo, armato di grembiuli e mascherine, con quello che sa fare meglio: cucinare. Un gesto d’amore, così spontaneo ma necessario, verso chi sta combattendo l’emergenza sanitaria in prima persona, a partire dal personale medico-sanitario.

Continua così il racconto de “il virus del cambiamento”, iniziato sulle pagine di MAG 138. La pandemia che si è abbattuta duramente anche sulla ristorazione ha portato alla luce il lato più solidale e umano di chi opera nel settore.

La mobilitazione degli addetti ai lavori mi ha reso fiera di quei professionisti che raccontiamo su foodcommunity.it e MAG.

I Cerea nell’ospedale da campo

La famiglia Cerea ha dato il La a questa gara di “solidarietà” che ha coinvolto trasversalmente tutta la ristorazione. Enrico Cerea insieme alla squadra del ristorante Da Vittorio e il team di ristorazione collettiva Vicook – una quindicina di persone tra cuochi, operatori, segreteria e logistica – si è trasferito nelle cucine del cantiere dell’ospedale da campo degli alpini alla Fiera di Bergamo: una dependance dell’Ospedale Papa Giovanni, nata dal nulla e con 230 posti letto.

«Non potevo stare con le mani in mano allora ho preso il telefono e contattato la Protezione Civile. In dieci giorni, grazie agli artigiani e volontari bergamaschi, abbiamo allestito un ospedale da campo con pareti, letti, lavandini», afferma lo chef Enrico Cerea.

In uno dei territori più martoriati dall’emergenza sanitaria, i ristoratori di Brusaporto hanno il compito di gestire la mensa per medici, infermieri e degenti. Un progetto che li vedrà coinvolti fino a fine luglio, come da previsione.

«Ora siamo operativi ma non sono ancora arrivati i malati. Cuciniamo 150 pasti al giorno. Quando l’ospedale sarà attivo serviremo circa 350 persone, tra colazione, pranzo e cena», evidenzia lo chef bergamasco.

E gli spazi non sono certo quelli del ristorante.

«Abbiamo adattato una cucina preesistente. Tutto il self service è stato messo in sicurezza con dei vetri e un percorso di entrata e uscita con delle distanze da mantenere. Le pietanze vengono servite in monoporzioni e con piatti e stoviglie monouso. Ogni persona, inoltre, siede al tavolo da sola», racconta Cerea.

«Cuciniamo di tutto e di più anche carne piemontese e toscana, il baccalà del Nord e altri prodotti pregiati», afferma lo chef. E i primi riscontri sui pasti sono positivi.

Tutto questo è stato possibile anche grazie all’appello di Enrico Cerea sui suoi social, che ha chiamato a raccolta le forze produttive e i ristoratori bergamaschi.

«C’è stata una dimostrazione di solidarietà davvero incredibile. Più di mille aziende ci hanno contattato per darci il loro aiuto, con prodotti anche di grande qualità che di solito usiamo nella cucina di Da Vittorio – racconta Cerea –. Poiché non vogliamo sprecare nulla, in base alle scadenze e al deperimento della merce, stiamo progettando un’altra iniziativa solidale che consiste nella distribuzione dei prodotti in eccedenza alle famiglie più bisognose».

Cracco e la “schiscetta” per gli operai della Fiera

Anche lo chef Carlo Cracco ha dato un contributo a quest’emergenza preparando pasti per i 400 operai impegnati, notte e giorno, nel cantiere della Fiera Milano City. Da inizio lavori e con la sua squadra del ristorante in Galleria, lo chef vicentino ha confezionato migliaia di pranzi e cene per le persone che il 31 marzo hanno consegnato i padiglioni del nuovo ospedale con terapia intensiva, costruito in tempi record.

«Nella struttura non c’era la mensa perciò, fin dal primo giorno, abbiamo dato la nostra disponibilità a cucinare. Preparavamo i pasti in Galleria per poi portarli in fiera. Ogni giorno un menù diverso: dalla pasta al pesto all’insalata di riso ma anche carne e frittata».

Un movimento solidale che ha coinvolto anche molti produttori.

«Tutto questo è stato possibile anche grazie al contributo dei nostri fornitori: dal riso della Riserva San Massimo, alla pasta del Pastificio Felicetti fino al caffè Lavazza. Anche il panificio francese Egalitè si è fatto avanti. Abbiamo ricevuto tantissime offerte d’aiuto in forza lavoro e merce».

Ora la mensa dell’ospedale sarà gestita da…

 

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