Un radiologo nell’aranceto. La startup Scorzamara

Dall’albero alla tavola, la startup Scorzamara, ideata da Carlo Aranzulla, coltiva e spedisce gli agrumi biologici siciliani in tutta la penisola

 

Scorzamara nasce dall’evoluzione dell’idea di Carlo Aranzulla (nella foto), classe 1992, che dall’età di 19 anni porta avanti un progetto agricolo dividendosi tra l’attività di medico specializzando in radiologia al Policlinico di Palermo e quella di imprenditore.

L’avventura inizia quando il giovane, nel 2012, inizia a recuperare terreni di famiglia abbandonati trasformandoli in aranceti. E l’intuizione sembra quella giusta: dai cinque ettari di terra coltivata raggiunge quota 35 con diverse varietà di agrumi certificate bio e igp, la maggior parte a pigmentazione rossa, e con un periodo di raccolta che oscilla da novembre a fine marzo.

 

A gennaio 2019, dopo sette anni di commercializzazione attraverso la grande distribuzione, Aranzulla avvia un nuovo canale di vendita autofinanziato, Scorzamara, con cui vendere le arance rosse e i mandarini di Sicilia direttamente e senza intermediari, in modo più capillare e a un prezzo inferiore rispetto alla gdo.

 

«I nostri prodotti vengono raccolti a mano uno per uno, spazzolati per rimuovere tracce di terriccio e foglie e preparati per essere spediti in 48 ore senza esser conservate, come da politica aziendale, in celle frigorifere».

 

 

E il giro d’affari? «Ancora non abbiamo dati precisi sul fatturato, ma abbiamo avuto in tre mesi quasi 500 ordini – spiega Aranzulla –. L’obiettivo per i prossimi cinque anni è quello di vendere almeno il 50% del prodotto raccolto attraverso l’e-commerce».

 

Per il futuro la startup ha già in mente di diversificare il business e creare dei nuovi prodotti, tra cui marmellate, succhi e amari naturali.

 

Non è escluso il ricorso al crowdfunding per accelerare i processi. Scorzamara sta inoltre collaborando con una casa di moda per realizzare tessuti con le bucce d’arancia.

«Spero che molti altri giovani siciliani possano scegliere la via dell’agricoltura e credere nel settore primario, che con innovazione, qualità e un pizzico di coraggio può far cogliere delle bellissime soddisfazioni», conclude Aranzulla.

 

 

NOTIZIA TRATTA DAL MAG 126.

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