Natale in casa Peck

Volumi da industria ma qualità da piccolo laboratorio. Leone Marzotto ha portato lo storico brand milanese Peck a superare i 16 milioni di fatturato e ad aprire in pochi mesi due nuovi spazi a Milano.

Cinque anni. E un “consuntivo” che fotografa alla perfezione il successo del nuovo progetto imprenditoriale Peck legato a uno dei brand più iconici della tradizione gourmand milanese. Nell’aprile 2013 la storica insegna Peck viene acquisita da Pietro Marzotto, che getta le basi per lo sviluppo del locale meneghino del terzo millennio, punto di riferimento dell’enogastronomia di qualità.

L’emporio dei milanesi, meta di turisti da tutto il mondo, nel 2018 ha superato i 16 milioni di euro di fatturato di cui 500mila euro nella sola giornata della vigilia di Natale.

 

Una settimana speciale per il negozio che riesce a vendere qualcosa come 500 chilogrammi di insalata russa, mille “mattonelle”, 400 chilogrammi di cotechino e altrettanti di tortellini.

Leone Marzotto (nella foto) figlio di Pietro (scomparso nell’aprile del 2018), che nel 2012 ha abbandonato la carriera da avvocato per mettersi alla guida di Peck, di cui oggi è ceo e vice president, ha raccontato a MAG il valore del brand e i nuovi progetti che prevedono un piano di nuove aperture.

Ci racconta cos’è Peck?
È il punto di riferimento dei gourmand di tutto il mondo. Nasce dall’idea del salumiere Francesco Peck che, nel 1883, decide di aprire una bottega di salumi e carni affumicate. L’insegna di via Orefici 2, in breve tempo, diventa uno dei luoghi di culto del capoluogo lombardo, già all’epoca considerata la capitale economica d’Italia.

Poi il passaggio di proprietà…
Subito dopo la fine della Prima guerra mondiale, il marchio viene venduto a Eliseo Magnaghi, intellettuale e imprenditore, che imprime al negozio una nuova direzione. Nel 1912, Peck viene trasferito in Via Spadari, in quella che ancora oggi è la sua sede. Quarantaquattro anni più tardi passa nelle mani dei fratelli Grazioli, che introducono i piatti pronti e la gastronomia da asporto, e nel 1970 è la volta dei fratelli Stoppani.

Nel 2012 suo padre ha comprato l’impero Peck. Le ha affidato, da subito, l’azienda?
Sì. Ho iniziato dalla vendita e dalla produzione, imparando a conoscere i segreti di questo lavoro lavorando fianco a fianco con il personale storico per apprendere i segreti del mestiere, come ad esempio per il mondo delle carni con il capo macellaio Paolo Schiavone, poi sono passato a occuparmi di prodotto e acquisti.

 

Qual è la particolarità del brand?
È sempre stata gestita da famiglie, dal 1883 se ne sono susseguite quattro e, con la mia, fanno cinque. Ogni generazione ha acquistato al 100% il marchio, con un passaggio di testimone, in media, ogni 25 anni. Il segreto, forse, è stato quello di reinterpretare Peck rimanendo fedeli alla tradizione.

 

Parliamo di business…
Dicembre è il mese più importante per il brand, in cui si concentrano il 30% dei ricavi annui. Per quanto riguarda il resto dell’anno il sabato…

di francesca corradi

CONTINUA A LEGGERE LA NOTIZIA SUL MAG 132, a pag 174 

 

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