Le startup agrifood sostenibili crescono del 52%

Politecnico di Milano: “Israele, Svizzera e Indonesia sul podio per densità di startup agrifood sostenibili, l’Italia perde posizioni nel confronto internazionale”.

Nel settore agroalimentare continuano ad affermarsi startup con soluzioni innovative di economia circolare e nuovi modelli di business sostenibili.Sono 835 le startup internazionali dell’agroalimentare censite tra il 2013 e il 2018 che perseguono obiettivi di sostenibilità sociale, ambientale e economica, oltre il doppio di quelle rilevate lo scorso anno (399) e circa il 20% del totale di 4.242 dell’agrifood. Quasi metà di esse forniscono software e app per analisi dei dati, servizi di consulenza a supporto delle attività agricole e piattaforme marketing e retail per facilitare l’accesso al mercato di piccoli produttori (400 startup, il 48%).

Tra i principali obiettivi delle beo aziende ci sono: incrementare i redditi dei produttori su piccola scala, fornendo accesso alle risorse produttive e uno sbocco sul mercato (253 startup); aumentare la produttività e la resilienza dei raccolti ai cambiamenti climatici (163 startup); ridurre le eccedenze e gli sprechi alimentari lungo la filiera (86 startup).

Secondo l’ Osservatorio Food Sustainability della School of Management del Politecnico di Milano, i Paesi con la più alta densità di startup agrifood sostenibili sono Israele (49, di cui il 71% sostenibili), Svizzera (43, di cui il 40% sostenibili) e Indonesia (24, di cui il 38% sostenibili). Solo il 39% di queste realtà è stato finanziato, per un totale di 2 miliardi di dollari di finanziamenti raccolti. C’è però una buona notizia: gli investimenti medi per startup sono in crescita, dai 2,4 milioni di dollari di un anno fa ai 6,1 milioni attuali.

Le aziende statunitensi sono prime per capacità di attrarre investimenti, per un totale di 1,4 miliardi di dollari ovvero in media 8,7 milioni di dollari per startup. L’Europa raccoglie invece in totale 318 milioni di dollari di finanziamenti ma arretra sul fronte finanziamenti medi con appena 3,4 milioni di dollari, contro i 6,6 milioni raccolti mediamente dalle realtà asiatiche, che complessivamente hanno ricevuto 293 milioni di dollari.

L’Italia, con 63 startup agrifood e 16 sostenibili (il 25%), che offrono soprattutto soluzioni di agricoltura di precisione e piattaforme per gestire le eccedenze, ridurre gli sprechi e promuovere i prodotti locali, presenta un mercato ancora fermo, con appena 1,8 milioni di dollari di finanziamenti complessivi e in media 400 mila dollari per startup.

“Sono raddoppiate le startup che si possono definire sostenibili e che propongono modelli di business circolari per raggiungere gli obiettivi di sviluppo sostenibile – afferma Alessandro Perego (nella foto, a destra), Direttore del Dipartimento di ingegneria gestionale e Responsabile scientifico dell’Osservatorio –. Nel confronto internazionale, il mercato italiano appare fermo, ma nel Paese non mancano casi di successo e spunti di innovazione che fanno ben sperare per il futuro”.

“La filiera agroalimentare sta cambiando pelle – aggiunge Raffaella Cagliano, Responsabile scientifico dell’Osservatorio -. Si assiste a una riconfigurazione legata all’economia circolare, con soluzioni innovative nella prevenzione e gestione delle eccedenze alimentari che migliorano previsioni, limitano la sovrapproduzione o permettono una maggiore preservazione degli alimenti. Ma anche a una riconfigurazione ‘di prossimità’ con aziende che scommettono sempre più su un modello di filiera corta sostenibile”.

“Le soluzioni innovative sviluppate dalle startup sono orientate prevalentemente a passare a sistemi di produzione più sostenibili e resilienti e favorire modelli di consumo responsabili, ottimizzando l’utilizzo delle risorse e minimizzando gli sprechi – commenta Paola Garrone, Responsabile scientifico dell’Osservatorio Food Sustainability -. La conferma dei fornitori di servizi e di tecnologia quali principali promotori di innovazione sostenibile lungo la filiera evidenzia ancora una volta l’importanza della tecnologia come fattore che permette o facilita l’implementazione di nuove soluzioni per far fronte alle sfide di sostenibilità”.

 

“Le nuove tecnologie abilitano soluzioni innovative per la prevenzione e la gestione delle eccedenze alimentari, sia permettendo l’accesso alle informazioni sul prodotto per gestirne la destinazione d’uso, massimizzare la creazione di valore sostenibile e prevenire la generazione di eccedenze sia per l’attivazione di collaborazioni tra realtà molto diverse lungo la filiera e a livello di sistema – afferma Marco Melacini, Responsabile scientifico dell’Osservatorio Food Sustainability.

 

 

Leave a Reply

SHARE