L’arte del pizzaiuolo napoletano è patrimonio dell’Unesco

Riconoscimento storico per l’arte del pizzaiuolo napoletano, che entra nella “rappresentativa lista dei patrimoni culturali intangibili dell’umanità”. Lo ha deciso con un voto unanime il consiglio dell’Unesco riunito a Jeju, in Corea del Sud, riconoscendo che la creatività alimentare della comunità napoletana è unica al mondo.

“Congratulazioni Italia”, ha twittato l’Unesco per cui “il know-how culinario legato alla produzione della pizza, che comprende gesti, canzoni, espressioni visuali, gergo locale, capacità di maneggiare l’impasto della pizza, esibirsi e condividere è un indiscutibile patrimonio culturale”.

“Vittoria! Identità enogastronomica italiana sempre più tutelata nel mondo”, ha commentato il ministro delle Politiche agricole Maurizio Martina su Twitter dove tra i trending topic spicca l’hashtag #PizzaUnesco.

Uno degli obiettivi principali della petizione all’Unesco è quello di combattere la contraffazione della vera pizza napoletana, esposta alle agro-piraterie per quanto riguarda i suoi ingredienti (mozzarella, pomodoro e farina).

L’Organizzazione delle Nazioni Unite ha premiato così il lungo lavoro del Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali che nel 2009 aveva iniziato a redigere il dossier di candidatura con il supporto delle Associazioni dei pizzaioli e della Regione Campania, superando i pregiudizi di quanti vedevano in questa antica arte solo un fenomeno commerciale e non una delle più alte espressioni identitarie della cultura partenopea. Il dossier della candidatura e la delegazione sono stati coordinati dal professor Pier Luigi Petrillo.

Secondo le stime di Coldiretti, la pizza genera un business di 12 miliardi di euro in Italia dove sono almeno 100 mila i lavoratori fissi nel settore, ai quali se ne aggiungono altri 50 mila nel fine settimana. Ogni giorno solo in Italia – ricorda la Coldiretti – si sfornano circa 5 milioni di pizze nelle circa 63mila pizzerie e locali per l’asporto, taglio e trasporto a domicilio, dove si lavorano in termini di ingredienti durante tutto l’anno 200 milioni di chili di farina, 225 milioni di chili di mozzarella, 30 milioni di chili di olio di oliva e 260 milioni di chili di salsa di pomodoro.

Nata a Napoli, la passione per la pizza – continua la Coldiretti – è diventata planetaria, con gli americani che sono i maggiori consumatori con 13 chili a testa mentre gli italiani guidano la classifica in Europa con 7,6 chili all’anno, e staccano spagnoli (4,3), francesi e tedeschi (4,2), britannici (4), belgi (3,8), portoghesi (3,6) e austriaci che, con 3,3 chili di pizza pro capite annui, chiudono questa classifica.

La tutela della pizza – continua la Coldiretti – conferma la leadership italiana nell’enogastronomia che ha un valore storico e culturale comparabile a quello dei monumenti e opere d’arte. Una risorsa importante anche in vista dell’appuntamento del 2018 proclamato anno internazionale del cibo italiano nel mondo.

 

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