La frutta esotica è sempre più made in Italy

Una recente indagine di Coldiretti afferma che il 61% dei consumatori italiani preferirebbe acquistare frutta esotica italiana invece di quella straniera. Il 71% sarebbe inoltre disposto a pagare di più per avere la garanzia dell’origine nazionale dei tropicali. Tale dato viene giustificato dal grado di freschezza, dalle qualità organolettiche e dalla sicurezza alimentare.

A fronte di questi aspetti si punta, sempre più, a coltivare in Italia i frutti tropicali, con altissime caratteristiche organolettiche e standard qualitativi. Gli spazi dedicati alla frutta esotica, nel nostro Paese, sono in costante aumento. Ne è un esempio la Sicilia, terra che si sta rivelando particolarmente adatta ad accogliere queste piante.

A fronte di una costante richiesta – la domanda di mango nel 2007 è raddoppiata in meno di 10 anni – le coltivazioni di frutta tropicale nell’isola sono passate da essere pochi ettari a più di 5001.

È iniziata una decina di giorni fa e proseguirà fino alla fine di ottobre, ad esempio, la raccolta di mango made in Sicily del fornitore italiano di McGarlet. Be Fruit, realtà che dal 2012 ha intrapreso la strada della produzione di frutta esotica nel nostro Paese, ha in previsione di raccogliere un totale di 300 quintali di mango. Il prossimo anno la raccolta raddoppierà e tra la frutta esotica coltivata ci sono anche avocado, papaya e litchi.

Il ceo di McGarlet, azienda che da oltre 90 anni è impegnata nella distribuzione di questi prodotti, Luca Garletti sostiene: “L’Italia ha la possibilità di offrire un nuovo prodotto al mercato andando a intercettare anche quei segmenti di consumatori che ad oggi sono considerati delle nicchie.”

Realtà come BeFruit, presente a Caronia, all’interno del Parco dei Nebrodi, stanno portando avanti, inoltre, studi agronomici molto importanti. Uno degli obiettivi principali è quello di non fermarsi alla coltivazione della varietà Kensington Pride, la prima tipologia piantata in Sicilia, ma offrire anche le varietà Glenn, Keitt e Kent.

 

Garletti a riguardo afferma che “il discorso varietale in futuro sarà l’elemento più importante. Il nostro mercato nazionale e quello europeo hanno fortemente bisogno di frutti tropicali. Il prodotto italiano può competere con quello dei Paesi tradizionalmente esportatori. La condizione è che sempre più aziende si allineino agli standard internazionali Global Gap e Global GraSp e che si garantisca un post raccolta attento al packaging, alla calibrazione del prodotto e alla selezione esatta delle categorie”.

 

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