Fipe: “i ristoranti salvaguardano l’identità culturale e alimentare”

“Il cibo è cultura” è stato il filo conduttore dell’Assemblea Nazionale Fipe 2018 che si è svolta giovedì 17 novembre a Roma alla presenza di Gian Marco Centinaio, Ministro delle Politiche Agricole e del Turismo.

Durante l’incontro, dedicato al mondo del food e delle sue eccellenze – parte integrante della cultura e della tradizione del nostro Paese – è stata presentata una nuova indagine riguardo al ruolo fondamentale del cibo nelle relazioni individuali e collettive, familiari, con il territorio, come siano driver di benessere e salute, condensato di valori e comportamenti responsabili.

“Il Governo ha proclamato il 2018 come Anno Nazionale del Cibo Italiano, con l’obiettivo di rafforzarne le sue strutture trasversali: economica, ambientale, nutrizionale, etica e culturale- dichiara Lino Enrico Stoppani, Presidente di Fipe -. Con lo stesso spirito Fipe, che rappresenta le imprese che del cibo fanno il loro core business, ha deciso di dedicare la sua Assemblea al binomio tra cibo e cultura, convinta che nella misura in cui si riesca ad allargare lo sguardo si migliorano sensibilità e considerazione verso il settore. Il cibo è un asset strategico del nostro Paese, non sempre compreso a fondo, e i pubblici esercizi la qualificata rete di gestione e trasmissione di questo patrimonio”.

In Italia si parla tanto di cibo ma si cucina sempre meno per mancanza di tempo e si tende a mangiare sempre più in fretta. Per questo motivo i ristoranti hanno un ruolo fondamentale nella salvaguardia della cucina e della convivialità.

Secondo lo studio targato Fipe, per l’aspetto “culturale” la tradizione batte l’innovazione uno a zero: il 64,4% del campione si definisce “conservatore”nella propria relazione con il cibo, mentre solo il 35,6% è orientato alla sperimentazione. In ogni caso per il 95% degli italiani il cibo è uno dei veicoli che fanno emergere e aiutano a tramandare le tradizioni di un popolo. Ad esempio il pranzo della domenica ha un valore simbolico nell’immaginario collettivo, e il ristorante è un importante strumento di salvaguardia dell’identità culturale e alimentare del nostro popolo per l’83,5% degli intervistati.

Gli italiani hanno poco tempo non solo per cucinare ma anche per mangiare: in media meno di mezz’ora al giorno viene dedicata al consumo dei pasti. Mangiare fuoricasa diventa  a questo punto un’occasione anche per riscoprire il valore del tempo: il ristorante viene vissuto principalmente come luogo dove rilassarsi (per il 38,6%), e il 62,5%di chi pranza o cena fuoricasa si gode il pasto più di quanto non riesca a farlo tra le mura domestiche.

 

Al di là della bontà, della provenienza o della notorietà di un marchio, la prima caratteristica che si ricerca in un alimento è che sia salutare. La quasi totalità degli intervistati è d’accordo con l’idea che la salute e il benessere dipendano anche e soprattutto dal cibo. Il dato è confermato dal fatto che su coloro che hanno dichiarato di occuparsi personalmente della spesa il 46,1% sarebbe disposto a pagare un prezzo del dieci per cento superiore alla media per acquistare un prodotto sicuro e di buona qualità.

Ben il 71,8% degli italiani durante la scelta del piatto da consumare si informa sulla qualità e la provenienza dei prodotti utilizzati. Parlando nello specifico del fuoricasa, per il 76% degli intervistati i ristoranti rispettano la propensione a consumare alimenti salutari, di qualità e tenendo conto delle diverse esigenze nutrizionali.

Sono meno della metà (il 41,6%) le persone che acquistano o consumano alimenti per motivazioni etiche o sociali, in ogni caso la tipologia di prodotti biologici, a chilometro zero e rispettosi dell’ambiente è al primo posto (53,9%) nelle scelte di acquisto. Solo al terzo posto si pone la scelta di alimenti “made in Italy”, ritenuta prioritaria dal 42,4%degli intervistati. Non manca tuttavia chi si fa influenzare dal prezzo:il 45,6% ha dichiarato di avere scelto un prodotto alimentare piuttosto di un altro sulla base di questo criterio.

L’attenzione degli italiani agli aspetti di sostenibilità viene confermata anche dalla propensione a limitare lo spreco alimentare attraverso la conservazione e il recupero degli alimenti. La quasi totalità degli intervistati mostra infatti l’abitudine di “congelare i prodotti”, l’82,8%riutilizza il cibo cucinato nei giorni precedenti per i pasti dei giorni successivi. Solo il 18,8%chiede di portare a casa il cibo e le bevande ordinati e non consumati.

Entrando nello specifico dei dati, il 56,1%di coloro che hanno viaggiato all’estero ha preferito provare la cucina locale pur sentendo la mancanza di alcuni piatti tipici italiani, in prevalenza la pasta e la pizza. Il 63,3%degli intervistati ha provato un ristorante etnico, mentre solo il 26,3%ha provato anche la cosiddetta “cucina innovativa”.Ben il 66,4% si riunisce durante i giorni festivi con parenti e amici per pranzare o cenare, magari per rievocare piacevoli momenti o vivere emozioni.

 

 

 

 

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