Direttiva Ue plastica: a rischio 30 aziende e 3mila addetti

Quello italiano è uno dei principali mercati nei prodotti monouso in plastica. Il comparto, a causa della nuova direttiva dell’Unione Europea è a rischio insieme a quelli delle acque minerali e della distribuzione automatica.

I produttori di articoli monouso in plastica sono praticamente tutti italiani. Solo i produttori di stoviglie usa e getta (piatti, bicchieri, posate, cannucce e mescolatori) sono una trentina nel territorio italiano e occupano circa 3mila dipendenti, tutte a rischio con l’entrata in vigore della direttiva.

Un’errata applicazione della direttiva Ue rischia di mettere in crisi anche altri settori economici strategici per l’Italia, dalle acque minerali alla distribuzione automatica. Il primo comparto ha un giro d’affari di tre miliardi di euro, comprende 246 marche italiane e 126 imbottigliatori che esportano in oltre 100 Paesi del mondo. La distribuzione automatica di cibi e bevande, dove l’acqua è il secondo prodotto più venduto, ha invece un business di tre miliardi di euro con 3mila aziende di gestione dei distributori che occupano 33mila dipendenti.

L’allarme viene lanciato dal movimento ecologista europeo Fare Ambiente insieme a 7 associazioni di categoria e consorzi tra cui Unionplast (Federazione Italiana Gomma Plastica), Corepla (Consorzio Nazionale per la raccolta e il riciclo e il recupero degli imballaggi in plastica), Confida (Associazione Italiana Distribuzione Automatica).

“La nuova normativa – spiega Vincenzo Pepe, Presidente di Fare Ambiente – non inciderà, se non in minima parte, sul problema ambientale. Infatti il 90% della plastica presente negli oceani proviene da dieci fiumi extra-europei, come dimostrano i dati del Programma Ambiente delle Nazioni Unite (Unep) mentre i rischi produttivi e occupazionali per le imprese italiane sono alti”.

La nuova norma si applicherà negli stati membri europei, ma la plastica che inquina gli oceani proviene in realtà (lo dice uno studio delle Nazioni Unite) da corsi d’acqua situati in Asia, Africa e Sud America. In particolare si tratta dei fiumi Yangtze, Xi e Huanpu in Cina, del Gange in India, dell’Oyono al confine tra Camerun e Nigeria, di Brantas e Solo in Indonesia, del Rio delle Amazzoni, per lo più in Brasile, del Pasig nelle Filippine e dell’Irrawaddy in Birmania

Il movimento ecologista europeo Fare Ambiente punta il dito anche sulle possibili conseguenze anche sulla sicurezza alimentare: “Si pensi soprattutto ad esempio a piatti e bicchieri di plastica usati negli ospedali. Vietarne l’uso porterà rischi per la salute dei consumatori”.

“I prodotti monouso in plastica – spiega Marco Omboni, Presidente di Pro.Mo Federazione Gomma Plastica – rappresentano solo lo 0,6% della plastica prodotta in Europa. Bandire la plastica monouso produrrebbe gravi danni imprenditoriali e occupazionali per le nostre imprese. Il problema della dispersione dei prodotti monouso nell’ambiente è un problema di educazione, e la maleducazione non distingue tra un materiale e l’altro. Occorre quindi potenziare il riciclo, in cui l’Italia è virtuosa, nell’ottica dell’economia circolare e dare tempo alle imprese per sperimentare nuovi materiali favorendole con incentivi fiscali”.

“La distribuzione automatica – spiega Massimo Trapletti, Presidente di Confida Associazione Italiana Distribuzione Automatica – opera al 97% all’interno di edifici chiusi (aziende, ospedali, scuole e università) dove è attiva la raccolta differenziata della plastica quindi la possibilità che la plastica utilizzata nel nostro settore venga dispersa nell’ambiente è inesistente. Inoltre il vending è il primo settore che sperimenta un progetto, chiamato RiVending, di riciclo della plastica di bicchieri e palette del caffè che viene reintrodotta in produzione per produrre nuovi prodotti”.

La campagna “Plastic Free”, anche grazie al favore mediatico, ha spinto inoltre numerose amministrazioni locali (Comuni e Regioni), Università e altri enti a dar vita a ordinanze, mozioni e regolamenti divergenti tra loro e spesso contrastanti con i contenuti stessi della Direttiva Europea. Secondo l’avvocato Andrea Netti, titolare dello studio ADR, esperto di diritto amministrativo: “Il 47% dei provvedimenti analizzati include erroneamente i bicchieri tra i prodotti monouso in plastica da abolire e ancora il 52% vuole abolire anche le bottiglie d’acqua quando la Direttiva UE richiede invece nuovi requisiti di fabbricazione”. Insomma: le normative fai da te delle Amministrazioni locali italiane rischiano di creare confusione per cittadini e operatori commerciali che si troveranno in un Comune a poter utilizzare dei prodotti e in altri no e daranno vita a un’infinita serie di ricorsi che intaseranno la giustizia amministrativa”.

 

 

Nella foto: il presidente di Corepla Antonello Ciotti, il presidente di Confida Massimo Trapletti, la giornalista Maria Giovanna Maglie, l’On. Elena Lucchini della Commissione Ambiente, Territorio e Lavori Pubblici della Camera e il vicepresidente di Assobibe Giangiacomo Pierini.

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