Alla carta dei vini ci pensa Enolò 

La startup abruzzese b2b Enolò semplifica le relazioni commerciali tra produttori di vino e ristoratori, in un’ottica di filiera corta del settore vitivinicolo, e aiuta i dealers nella creazione della wine list.

Quello del vino è un settore trainante dell’economia del Paese che, per rimanere competitivo, ha bisogno di innovarsi integrando attività offline e online. In risposta a questa nuova esigenza, a Cugnoli (Pescara) nasce la startup Enolò. L’idea è di Stefano Baldi (nella foto sotto, a destra) – founder e ceo – che, insieme a tre soci e dopo tre anni di lavoro, a febbraio 2019 ha avviato il progetto.

Ad oggi, il mercato vede più di tre miliardi di bottiglie di vino di qualità, considerando solo le Dop e Igp, imbottigliate da oltre 50mila produttori nazionali. Di queste circa 850 milioni sono distribuite nei canali del bere “fuori casa”. La startup mette in relazione domanda e offerta creando un canale diretto: offre a cantine e dealers (ristoranti, bar, catering ed enoteche) una piattaforma di servizi integrati che sfruttano le effettive potenzialità del digitale – dal web marketing alla logistica.

«Ci rivolgiamo a qualcuno che di professione compra e vende. Le cantine grandi, in Italia, sono solo un migliaio, il resto è invece rappresentato da piccole realtà. Noi offriamo a tutte un’opportunità di visibilità», afferma Baldi.

Chi si affida alla startup ha a disposizione un sistema integrato basato prevalentemente su una piattaforma unica costituita da due portali che svolgono ognuno un ruolo ben preciso. Enolo.it si occupa di diffondere conoscenza e contenuti sul mondo del vino, cartadeivini.wine è invece il marketplace in cui sono abilitate tutte le funzionalità connesse alla gestione dei servizi.

In pratica, il produttore ha la possibilità di pubblicare ed esporre su Enolò il catalogo dei propri prodotti e le informazioni sulla cantina, di configurare i listini e le condizioni, monitorare l’attività di marketing e promuovere il brand di ogni etichetta anche grazie ai contenuti prodotti dalla startup che contribuiscono all’indicizzazione dei prodotti sui principali motori di ricerca. Il passo successivo per la cantina è quello di depositare le bottiglie nell‘hub logistico delle startup. A questo punto i dealer possono: consultare la web app, sollecitando anche il ricevimento di offerte dai produttori utenti registrati sulla piattaforma per mezzo di una specifica sezione “Borsino”; individuare le bottiglie che desiderano e fare l’acquisto. «Il metodo è quello del fulfillment che prevede il deposito in unica soluzione (outsourcing logistico) o in più volte, della quantità di prodotto che si intende vendere attraverso il marketplace cartadeivini; che il dealer può acquistare, anche in piccole quantità, a un prezzo più conveniente e slegato dai minimi di ordine – sottolinea il ceo Baldi –. Enolò pensa alla logistica, garantendo la consegna entro le 48 ore».

 

La startup offre inoltre ai ristoratori un servizio che permette loro di realizzare direttamente la propria wine list, stamparne la versione cartacea con un layout grafico professionale, amministrare ma soprattutto aggiornare la disponibilità delle bottiglie possedute. La nuova carta dei vini è un vero plus per il cliente finale che, tramite il proprio smartphone e un qr code stampato sulla carta dei vini, può avere maggiori informazioni sulla bottiglia che sta bevendo, il tutto in piena autonomia.

Riassumendo quindi, la startup non compra e non vende vino, non applica commissioni sui prezzi di vendita delle cantine e non effettua intermediazione commerciale; i suoi ricavi derivano dai servizi a pagamento eseguiti per conto dei produttori che sono di fatto i clienti dell’azienda. “Per poter usufruire della piattaforma la cantina sottoscrive un abbonamento o canone – semestrale o annuo – e paga i servizi di cui usufruisce, mentre per il ristoratore il servizio è gratuito”, specifica Baldi. I principali vantaggi per le cantine derivano dall’integrazione dei molteplici servizi della piattaforma: attività di marketing diretto, recupero di elevate marginalità, costi logistici ridotti, livelli di servizio elevati, disponibilità immediata per accedere all’innovazione digitale senza investimenti iniziali in infrastrutture o competenze proprie.

“Enolò è una iniziativa win win – sottolinea il fondatore – poiché risponde in maniera distinta, ma con obiettivi convergenti, alle diverse esigenze degli operatori interessati”.

Per la partenza e lo sviluppo della startup, sono stati investi circa 570 mila euro. Oltre ai finanziamenti diretti dei soci, i proventi sono arrivati da incentivi ottenuti dalla vincita di bandi come Smart&Start, da fundraising con match deal su Backtowork24 e da una campagna di crowdfunding su Opstart.it chiusa in overfunding.

Il vino oggi coglie anche le opportunità offerte dalla finanza ed Enolò, che oggi ha la sua sede operativa nell’Interporto d’Abruzzo a Manopello, sta già lavorando in questa direzione. “Grazie a piattaforme fintech sarà possibile investire in nuovi e alternativi assets, rappresentati anche da una bottiglia di vino”, afferma Giovanpaolo Arioldi, General Manager di Opstart, equity crowdfunding marketplace –. Attraverso la Security Token Offering (STO), ovvero un’offerta fatta da un’azienda al pubblico, “si possono così finanziare le cantine e generare profitto”, sottolinea Arioldi, degli investimenti in maniera analoga a quelli sui titoli in borsa.

La startup, in futuro, mira a diventare il punto di riferimento per i professionisti del settore vinicolo. Per farlo prevede di poter scalare sia in maniera orizzontale, estendendo il proprio interesse ad altri prodotti affini, quali birre artigianali o spirits, che in maniera verticale, con allargamento della propria attività tramite la replica del proprio modello anche a livello internazionale.

 

 

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