Agricoltura: il 22% delle aziende investe in tecnologia

Il 78% delle realtà agricole italiane non spende per motivi economici (35,8% dei casi) o piccole dimensioni dell’azienda (31,9%).

Negli ultimi tre anni il 22% delle aziende ha investito in strumenti per l’agricoltura 4.0, questo secondo la ricerca di Nomisma e CRIF che ha analizzato i vantaggi e i limiti dell’adozione del 4.0 nella filiera agroalimentare italiana,

Nelle realtà del Nord Italia c’è una maggiore propensione all’investimento. In particolar modo nei settori dell’allevamento, cerealicolo e delle colture industriali aventi con una classe di fatturato di oltre 50mila euro e un organico composto prevalentemente da millennials (18-35 anni). Tra gli strumenti 4.0 più efficaci e che hanno portato maggiori benefici alle aziende ci sono: macchine operatrici a dosaggio variabile 33%, trattrice con guida assistita o semi automatica e gps integrato (27,5%), software di gestione aziendale e altri software 9%, centraline meteo 6,3%.

Solo il 64% degli intervistati – tra 1.034 aziende agricole italiane e 55 contoterzisti coinvolti – risulta che ha sentito almeno una volta parlare di agricoltura 4.0 e il 90% di agricoltura di precisione, e più della metà del campione – il 52% – ha dichiarato di ritenersi abbastanza informato in relazione al tema. Internet si rivela il luogo più accessibile per reperire informazioni: il 31% degli intervistati è venuto a conoscenza della possibilità di introdurre questo strumento in azienda tramite web, il 13% alle fiere di settore, l’11% direttamente dal rivenditore dello strumento e della tecnologia, il 9% tramite rivista o giornale specializzato.

Considerando il fronte degli investimenti le risorse utilizzate in agricoltura per l’acquisto della strumentazione derivano per il 69% dal loro capitale, per l’11% dal finanziamento dell’istituto di credito, per il 9% dal Finanziamento del psr, per il 7% da leasing. Nella maggior parte dei casi (il 45%) le aziende hanno speso una cifra al di sotto di 5mila euro per strumenti come software, centraline, mappe e sensori; solo il 9% delle aziende ha investito una cifra superiore a 100mila euro. Considerando invece le parti hardware e le trattrici gli investimenti sono stati maggiori: l’8% delle aziende ha investito oltre 100mila euro, il 12% ha speso una cifra compresa tra 50 e 100mila euro e il 20% tra 20 e 50mila uro. Solo il 15% ha investito meno di 5mila euro.

Interessante il caso di Fileni, che nel 2015, ha dovuto rivedere completamente l’intero processo logistico sviluppando un simulatore ad hoc per tornare a garantire spedizioni on time – ha sottolineato Denis Pantini, Responsabile Area Agroalimentare di Nomisma. L’investimento – prima tecnologico e a seguire la re-ingegnerizzazione dell’intero processo di spedizione – ha portato al 45% del recupero di tempo lavoro, alla riduzione dell’indice di errore e al miglioramento della qualità.

“Il 4.0 è in una fase iniziale e i cambiamenti strutturali che queste tecnologie porteranno alle filiera produttiva sono ancora agli inizi. Le sfide per le imprese sono molteplici e la principale è legata al capitale umano. É necessario investire in nuove risorse che siano in grado di gestire le nuove tecnologie ma che conoscano anche le logiche della filiera. Per le imprese più piccole alcune delle tecnologie in fase di sviluppo hanno costi che non giustificano l’investimento; per le grandi la vera sfida sarà gestire il rapporto con i grandi colossi mondiali (da Amazon, a Alphabet, da IBM ad Alibaba) che gestiscono, tra le altre cose,  i flussi di dati e che hanno un fortissimo potere di mercato”, ha ricordato Giorgio Prodi, Segretario Comitato Scientifico di Nomisma.

Leave a Reply

SHARE