Piatti pronti: il business è trainato da “free from” in etichetta

Le indicazioni salutistiche sulle confezioni condizionano i consumatori

Confermata la tendenza degli italiani all’acquisto di prodotti che semplifichino la vita e che riducano il tempo passato ai fornelli, purché naturali, semplici e con la dicitura “assenza di” (free from), sia che si parli di piatti pronti freschi oppure di surgelati.

Secondo la quarta edizione dell’Osservatorio Immagino Nielsen GS1 Italy, che ha analizzato le informazioni riportate sul packaging di oltre 60mila prodotti della gdo, emerge che proprio la famiglia dei piatti pronti “free from” realizza oltre la metà del giro d’affari complessivo (51,6%). Le vendite di questi prodotti, soprattutto primi piatti, sono incrementate del 6,6% rispetto ai 12 mesi precedenti, con punte del +30% per le zuppe fresche.

Tra le indicazioni in etichetta più usate nei piatti pronti “senza conservanti” è presente nel 34,4% dei prodotti (+8,2% di crescita annua), seguito da “pochi grassi” (28,9% di quota e +6,9% di crescita annua) e “senza additivi” (22% di quota e +23,3% di crescita annua). Anche la dicitura “adatto a una dieta vegana/vegetariana” è un elemento sempre più presente sul packaging dei piatti pronti, in particolare sulle zuppe fresche (il claim genera la metà delle vendite della categoria), così come si consolida l’incidenza del biologico (8% delle vendite).

Ance l’italianità (della materia prima e della ricetta) in etichetta ha il suo peso. L’Osservatorio Immagino evidenzia che i prodotti che riportano in etichetta elementi grafici come il tricolore o la dicitura “prodotto in Italia” o “100% italiano” realizzano il 42,9% delle vendite totali della categoria, oltretutto con trend di crescita estremamente dinamici (+17% nell’anno mobile).

 

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