Il vino secondo Nicoletto

Il vino italiano? «Deve posizionarsi ai livelli che gli competono nel mondo, ma c’è ancora molta strada da fare». Parola di Ettore Nicoletto, amministratore delegato di Santa Margherita, tra i maggiori gruppi vinicoli del nostro Paese.

L’estate 2017 è stata particolarmente calda per l’azienda della famiglia Marzotto che, assistita dallo studio legale Withers, ha messo a segno una doppia acquisizione: prima ha comprato Cà Maiol, bandiera della denominazione Lugana Doc con 140 ettari di vigneto sul lago di Garda, per 1,5 milioni di bottiglie vendute; poi ha acquisito in Sardegna Cantina Mesa, 70 ettari di vigneto nel Sulcis Iglesiente con una capacità produttiva di circa 750mila bottiglie l’anno.

«Queste acquisizioni rientrano nella nostra strategia di ampliamento del portafoglio-prodotti e di multiregionalità dell’offerta», spiega Nicoletto a MAG. Nel 2016 i ricavi del gruppo veneto sono balzati da 118 a 157 milioni, quasi il 33% in più, con un Ebitda di 54,6 milioni e il 70% delle vendite realizzate grazie all’export.
Una spinta decisiva è stata data dall’avvio di Santa Margherita Usa, società di distribuzione diretta americana che conferma la vocazione fortemente internazionale del gruppo.

Quali sono i prossimi obiettivi di crescita?
Per prima cosa pensiamo al rafforzamento del nostro portafoglio e alla sostenibilità del nostro modello di business. L’ambizione è quella di arrivare a 200 milioni di fatturato a breve termine.

Anche attraverso nuove acquisizioni?
Le nostre mosse recenti dimostrano come Santa Margherita Gruppo Vinicolo sia interessato ad allargare i propri orizzonti. Guardiamo per esempio all’Italia centrale e al Sud, ma anche alla Valpolicella. Abbiamo una vocazione “bianchista”, il Pinot Grigio rappresenta circa il 50% del nostro business, ma ci sono anche tante varietà di rossi interessanti. Siamo alla costante ricerca del vino bianco del futuro, adatto al consumatore del nuovo millennio.

Pensate anche allo sbarco in Borsa?
Ad oggi non abbiamo una dimensione adatta al mercato dei capitali, inoltre il sistema Santa Margherita è autosufficiente sul piano finanziario per sostenere gli obiettivi di sviluppo e non sentiamo questa necessità per il momento. In ogni caso, mai dire mai.

Qual è il vantaggio di avere una società di distribuzione diretta in America?
Con Santa Margherita Usa abbiamo acquisito maggiore forza commerciale e maggiore penetrazione nel mercato d’Oltreoceano, dove abbiamo il pieno controllo di import e marketing, oltre a un dialogo diretto coi distributori. La società americana fattura circa 100 milioni e ha un team di circa 60 persone.

A quali altri mercati guardate?
C’è sicuramente interesse per l’area Asia-Pacifico, dalla Cina al Giappone e l’Australia. Ma per avere successo in quei contesti serve una divulgazione comune da parte delle aziende – Cina in particolare – e soprattutto uno sforzo corale del sistema Italia.

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