Vino italiano: saldo commerciale verso i 6 miliardi di euro
Secondo l’Osservatorio Vinitaly Nomisma Wine Monitor l’export cresce in maniera moderata mentre cala il prezzo medio del vino. Gli spumanti trainano l’export extra Ue.
L’Italia del vino italiano si appresta quest’anno a superare per la prima volta i 6 miliardi di euro di saldo di una bilancia commerciale strutturalmente attiva, sebbene nel primo semestre la crescita (+3,3%, a circa 3 miliardi di euro) sia inferiore al passato e il prezzo medio registri un calo significativo, specie nell’area Ue.
“Tra i top exporter mondiali, quella dell’Italia rappresenta la quarta miglior performance per il primo semestre, dopo quella della Nuova Zelanda (+13,2%), il cui export cresce sensibilmente in Usa e Uk, del Cile (+8,2%) e della Francia (+5,9%), quest’ultima in forte spolvero negli Usa, Uk e Giappone con aumenti superiori al 10 per cento”, afferma il responsabile di Nomisma Wine Monitor, Denis Pantini.
Per quanto riguarda i Paesi terzi, invece, crescono le esportazioni in Giappone, Canada, Corea del Sud mentre l’incremento negli Usa è inferiore rispetto alla media del mercato e in Cina si affacciano le bollicine.
Questo, in sintesi, è l’aggiornamento sul mercato del vino dell’Osservatorio Vinitaly-Nomisma Wine Monitor, che ha analizzato i dati semestrali export a fonte Istat e le performance della domanda extra-Ue a base doganale nei primi sette mesi del 2019.
“Il saldo commerciale del vino è quello che presenta la maggior incidenza positiva rispetto a tutti i comparti del made in Italy”, afferma il direttore generale di Veronafiere, Giovanni Mantovani. “Un record che va salvaguardato puntando ancora di più sui mercati esteri emergenti e sulla crescita della fascia premium”.
Il pur positivo +3,3% a valore (base Istat) sottende un export italiano di vino che ha risentito nel primo semestre di una brusca frenata registrata nel mese di giugno (-7,6%), ma soprattutto di un prezzo medio in calo. Complice in particolare la caduta dello sfuso e la contemporanea minor contrazione dell’imbottigliato, il prezzo medio segna a livello globale un -5,1% sul pari periodo dello scorso anno, con punte del -7,9% per l’area comunitaria. Giù tutte le principali piazze europee, in primis la top buyer Germania (-10,1%), la cui quotazione media si è fermata a 1,9 euro al litro. Scende anche il prezzo di acquisto in Regno Unito e Francia. Nel complesso, il vino italiano nel mondo (sfuso compreso) è venduto in media a 2,9 euro/litro, nell’Ue a 2,3 euro/litro.
Prosegue nei primi sette mesi di quest’anno l’incremento del vino italiano nei Paesi terzi, seppur a ritmi meno decisi rispetto al recente passato. Le importazioni di bianchi e rossi made in Italy nei primi dieci Paesi buyer, che da soli rappresentano l’87% del mercato extra-Ue, segnano un +2,8% a valore. Meglio dei competitor (import da mondo a +0,9%), e in particolare della Francia che paga la pesante contrazione transalpina in Cina e a Hong Kong.
L’analisi su base doganale dell’Osservatorio Vinitaly-Nomisma Wine Monitor, che ha riguardato i principali buyer extra-Ue (ad esclusione della Russia), dimostra inoltre come il trend italiano sia sostenuto dai soliti sparkling, a +9,8%, e dagli incrementi registrati dalle aree oggetto di recenti trattati di libero scambio.
Il Giappone, in particolare, che avanza del 15% sullo stesso periodo dello scorso anno, ma anche il Canada, a +4,5% e ormai prossimo a raggiungere la Svizzera al secondo posto tra i top buyer extraeuropei. Negli Stati Uniti (+3%) la crescita è dimezzata rispetto al valore delle importazioni totali di vino (+8%) e, ancora una volta, gli spumanti (+11,1%) indorano il dato italiano bloccato dal +1% dei fermi imbottigliati, questi ultimi timidi anche nel complesso della domanda extraUe (+1,6%).
Le importazioni cinesi, in gran parte bloccate nel primo quadrimestre di quest’anno a causa di un eccesso di scorte ma soprattutto di un rallentamento economico, riducono il trend negativo e chiudono, per l’Italia, a -7,3%.