Vino, chiusura 2020 in calo del 28%

Settore vitivinicolo e spirits ancora in sofferenza nell’ultimo trimestre del 2020. Questo, in sintesi, è ciò che emerge dallo studio previsionale che Federvini ha affidato alla società di analisi TradeLab.

Le informazioni attuali fanno prevedere per il vino una chiusura del 2020 pari al -28%. Tale contrazione, per quanto significativa, risulta essere tuttavia inferiore alla stima effettuata per il mercato fuori casa: -33% per tutte le categorie food&beverage.

In particolare, nei pubblici esercizi – il veicolo principale per il comparto – si prevede una chiusura a fine anno migliore, quantomeno per i ristoranti. Si parla soprattutto dei ristoranti di fascia medio alta, che impattano per circa il 40% del venduto per la categoria vini – rappresentando la quota parte più rilevante – e che hanno una previsione di impatto del -26%.

Sul fronte della domanda, invece, la contrazione del turismo straniero, in particolare quello extra Ue, ha avuto un’incidenza decisiva in negativo. L’impatto sui consumi di vino derivanti della domanda turistica straniera è infatti pari al -57%.

Sugli spirits pesa la chiusura delle discoteche: -33%

Per la categoria spirits si stima una previsione di chiusura del 2020 pari al -33%. Le difficoltà del settore provengono dall’andamento dei locali serali e notturni: le previsioni di chiusura d’anno sono oggi del -68% per le discoteche e del -30% dei bar serali.

Su una prospettiva annuale, i mesi che hanno registrato gli impatti più rilevanti per gli spirits sono quelli centrali della pandemia con un -97% di contrazione durante il lockdown.

“I dati evidenziati dallo studio rimangono molto penalizzanti per vini e spiriti – ha dichiarato Sandro Boscaini, Presidente di Federvini -. L’impegno da parte del decisore politico per supportare l’horeca c’è stato. Le azioni messe in campo per proteggere il valore della produzione però non hanno fornito i risultati sperati. La situazione è ancor più negativa per il settore degli spiriti le cui richieste – abolizione del contrassegno di stato e dilazione del pagamento delle accise – sono rimaste al momento inascoltate. È giunto quindi il momento di attuare una visione di prospettiva, andando oltre l’emergenza e considerando la situazione attuale come sostanzialmente strutturale”.

 

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