Un italiano su due consuma vino bio. La survey di Nomisma-Wine Monitor

Vino e trend 2022: gli italiano consumano sempre più vino biologico. A dimostrarlo la ricerca curata da Nomisma-Wine Monitor per FederBio e Assobio presentata a questa edizione di Vinitaly a Verona e dal titolo “Vino bio: trend & sfide”. Anche i dati dell’e-commerce sono in continua a crescita (+13,4%), i prezzi medi superano del 10% quelli dei negozi fisici.

La survey ha evidenziato il posizionamento e le prospettive di sviluppo del vino bio made in Italy nel Paese e all’estero. L’indagine ha coinvolto 800 consumatori italiani di vino e una ricognizione dei dati sui mercati internazionali. La piattaforma www.ita.bio, curata da Nomisma per ICE Agenzia e FederBio, ha contribuito a livello informativo.

Perché il biologico?

La sostenibilità rappresenta per i consumatori italiani un fattore chiave nelle scelte di acquisto di prodotti food & beverage (29% dei consumer), con specifico riferimento alla presenza del marchio bio (27%), oltre alla ricerca di italianità delle materie prime e dei prodotti che riguarda il 43%.

L’interesse per il biologico riguarda sempre di più il vino: gli italiani che hanno avuto almeno un’occasione di consumo di vino biologico nell’ultimo anno è oggi pari al 51%. La percentuale è in continua crescita (nel 2015 era pari al 17%), grazie al forte apprezzamento da parte dei consumer, che riconoscono al vino bio valori più elevati rispetto ai vini convenzionali.

Innanzitutto, ad attirare è il metodo produttivo più rispettoso dell’ambiente: aspetto riconosciuto sia dal 72% degli user che dal 58% dei non user. A questo fattore si aggiungono le maggiori garanzie di sicurezza percepite grazie ai controlli previsti dal disciplinare (60% tra gli user), a cui si aggiunge un alto riconoscimento di qualità che non solo arriva dall’esperienza diretta dei consumatori (49%) ma che è percepito anche tra chi non ha avuto esperienze di consumo. Un ulteriore fattore che emerge come potenziale stimolo al primo acquisto di vino bio è la possibilità di effettuare assaggi in negozio, indicato dal 14% degli attuali non users.

Infine, un elemento che risulta trasversale sia tra gli user che tra coloro che non bevono vino bio è la necessità di avere maggiori informazioni per valutare valori e caratteristiche distintive dei vini a marchio biologici: tra gli user di vino bio, ben 1 su 3 lamenta di non avere informazioni sufficienti, quota che sale al 54% tra coloro che non hanno mai consumato vino bio.

Per tutti questi motivi, ben l’86% dei wine user bio è disposto a riconoscere un differenziale di presso per un vino bio.

I canali preferiti per l’acquisto di vino bio rimangono iper e supermercati (46%), seguiti dalle enoteche (19%), dagli acquisti diretti dal produttore/in cantina (15%) e dai negozi alimentari specializzati in prodotti biologici (10%); la quota di consumatori che acquista vino bio soprattutto online raggiunge l’8%.

«Le opportunità di crescita per il vino biologico sul mercato italiano sono molto alte: non solo la consumer base è destinata ad aumentare negli anni a venire, ma l’interesse è collegato anche alla qualità che questi vini sono in grado di raccontare – ha dichiarato Silvia Zucconi (in foto), responsabile market intelligence di Nomisma – L’interesse è chiaro: il 32% degli attuali wine user bio sarebbe intenzionato ad accrescere il consumo attuale se l’assortimento venisse ampliato (spesso accade che i grandi marchi introducano referenze a marchio bio oppure presenza nei negozi di scaffali dedicati ai soli prodotti bio). La richiesta di avere informazioni aggiuntive sul vino bio, indicata dal 54% dei non user, è indice di alto interesse nei confronti del vino bio».

Le vendite nel canale trade-off

Tale successo trova riscontro anche nel carrello della spesa. In Italia nel 2021 le vendite di vino biologico nel canale off-trade (iper, super, lsp e discount) hanno raggiunto i 46,5 milioni di euro mettendo a segno un aumento del +3,7% rispetto al 2020, un dato sostanzialmente in linea con le tendenze che hanno interessato il vino convenzionale.
Emergono tendenze differenti fra le diverse tipologie. Secondo i dati NielsenIQ, a trainare le vendite di vino bio in Italia sono infatti i vini fermi e frizzanti, che, con circa 40 milioni di euro nel 2021, pesano per l’86% sul totale vino bio venduto nel canale retail: +4,5% rispetto al 2020, un trend decisamente migliore rispetto a quello che ha interessato nello stesso periodo i vini fermi e frizzanti non a marchio bio (-0,2%).

Degno di nota l’e-commerce: nonostante l’online rappresenti appena il 2% del canale off-trade e le vendite abbiano decelerato rispetto al boom del 2020, gli acquisti online continuano a crescere a doppia cifra (+13,4% rispetto al 2020) e ad orientarsi su prodotti di fascia di prezzo superiore. Il differenziale rispetto al vino bio venduto negli scaffali di iper e supermercati è difatti del 10%.

Tra i vini bio più apprezzati dagli italiani, in pole position il Prosecco, che è il più venduto in iper e super, con 5 milioni di euro di vendite nel 2021. Seguono due rossi fermi – Nero d’Avola (2,9 milioni di euro) e Montepulciano d’Abruzzo (2,6 milioni di euro) – e poi Pecorino (1,9 milioni di euro) e Chianti (1,7 milioni di euro).

I mercati internazionali

A livello produttivo, il vino biologico è un fenomeno tutto europeo: l’Unione Europea – con 398 mila ettari nel 2020 – rappresenta ben il 79% della superficie vitata bio del mondo. La leadership dell’Europa si segnala anche attraverso l’incidenza delle superfici vitate bio sul totale, che nel 2020 ha superato il 12% a fronte di una quota mondiale del 7%. In tale scenario l’Italia (117 mila ettari di vite con metodo biologico) detiene, insieme alla Francia, il primato per incidenza di superficie vitata biologica: 18% del totale.

La concorrenza europea è molto sentita: dal 2010 al 2020 le superfici bio in Italia sono cresciute del +125%, contro il +129% degli spagnoli e ben il +171% messo a segno dai francesi.

Se si va a vedere l’interesse da parte dei consumatori per i vini a marchio biologico, si nota come la domanda potenziale coinvolga di fatto tutti i principali mercati mondiali. A testimoniarlo sono i risultati di alcune indagini che Nomisma ha condotto – negli ultimi due anni – sui consumatori di diversi mercati con lo scopo di mappare i comportamenti di consumo di vino e tra questi anche il ruolo rivestito dal bio.

Se nel Regno Unito (quinto mercato per consumi di vino al mondo), il 29% dei consumatori pensa che i vini biologici saranno tra i trend di consumo dei prossimi due/tre anni, tale quota sale al 35% in Cina per arrivare, addirittura, al 46% negli Stati Uniti.

«Sono proprio gli USA il mercato a maggiore potenzialità per il vino bio italiano: primo consumatore di vino al mondo e primo destinatario dell’export vinicolo italiano, dove ben un consumatore su tre (parliamo di circa 65 milioni di persone) beve vini biologici – ha commentato Emanuele Di Faustino, senior project manager di Nomisma – Un’ottima opportunità per le aziende italiane considerando l’elevata capacità di spesa degli americani e l’ottima percezione di cui godono i vini bio made in Italy. Per il 63% dei consumatori statunitensi è infatti molto importante che il vino bio sia di origine italiana e il 18% indica proprio il vino come il prodotto bio made in Italy a maggior potenziale sul mercato USA».

Il buon andamento del biologico italiano nel mondo sembra essere provvidenziale per il momento di forte propulsione che il mercato del vino sta vivendo oggi.

ROBERTO ZANONI PRESIDENTE ASSOBIO

 

 

«In questo momento storico – afferma il presidente di AssoBio, Roberto Zanoni (nella foto, a sinistra) – è proprio quello vinicolo il settore dove il biologico italiano eccelle, sia per l’incremento dei terreni dedicati ai vigneti, sia per la forte crescita delle esportazioni. Il concetto di sostenibilità, unito alle varietà regionali e all’alta qualità, consentono di soddisfare le esigenze dei consumatori e di ottenere prestigiosi riconoscimenti internazionali che rendono le nostre imprese eccellenze mondiali».

FabioAdmin

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