The Food Industry Monitor: l’alimentare è il motore del Paese con un +3,6%
L’alimentare traina l’economia italiana e cresce con un tasso del 3,6%, più del doppio del Pil italiano (+1,5%). Sono caffè, macchine e attrezzature per la produzione alimentare, distillati e vino a registrare le migliori performance del comparto.
Questi i dati emersi durante la presentazione dell’Osservatorio sulle prestazioni delle aziende italiane del settore agroalimentare, elaborato dall’Università degli studi di scienze gastronomiche di Pollenzo con il sostegno di Gruppo Banca del Ceresio.
La quarta edizione del Food Industry Monitor ha raccolto i dati economici e competitivi di 815 aziende per un fatturato aggregato di circa 61 miliardi di euro, rappresentative del 71% delle società di capitali operanti nel settore Food italiano. L’analisi è stata sviluppata prendendo in esame 15 comparti, per ciascuno dei quali è stato selezionato un campione rappresentativo di aziende di medie e grandi dimensioni che hanno sede e operano in Italia. Lo studio si è concentrato su un periodo di 8 anni (2009-2016) e ha analizzato crescita, redditività, produttività e struttura finanziaria dei singoli comparti e dell’intero settore food in relazione all’evoluzione dei principali.
Hanno presentato e commentato i dati dell’osservatorio: Carmine Garzia, coordinatore scientifico dell’Osservatorio e Professore di management presso Unisg; Michele Fino, Professore di diritto presso Unisg; Gabriele Corte, Direzione generale Gruppo Banca del Ceresio; Carlo Petrini, Presidente Unisg e Fondatore Slow food; Oscar Farinetti, Presidente Eataly; Gabriele Noberasco, Presidente Noberasco; Gianmario Cillario, Managing director Eurostampa; Franco Costa, Costa Group.
“L’industria italiana del food emerge come un settore dall’elevata capacità di creare valore aggiunto, come avviene nel lusso, un altro settore di eccellenza del made in Italy. Le aziende del food italiano creano valore aggiunto con il brand, l’innovazione e le scelte in materia di distribuzione e promozione. Il confronto intersettoriale conferma le ottime performance del settore agroalimentare. Il ritorno sul capitale investito nel 2016 è superiore a quello di diversi settori dell’economia italiana come l’abbigliamento, il legno e i mobili (confronto con dati Mbres). I nostri modelli ci confermano anche per il 2018-2019 una crescita in linea con quanto registrato finora ed un trend estremamente positivo per l’export”, ha spiegato Carmine Garzia, relatore dello studio, coordinatore scientifico dell’Osservatorio e Professore di Management presso Unisg.
“La nostra industria agroalimentare possiede un know-how di prodotto e di processo unici, che permettono di aggiungere valore alle materie prime di qualità attraverso i processi produttivi, la comunicazione, il brand e la distribuzione. La redditività commerciale, come sottolinea lo studio, ha subito una lieve contrazione nel 2017 (4,2%), tuttavia si rileva una buona tenuta della struttura finanziaria sostanzialmente invariata dal 2016 al 2017”, ha commentato Alessandro Santini, Head Corporate Advisory Gruppo Banca del Ceresio. “In questo senso la finanza può e deve essere al servizio dello sviluppo e dell’internazionalizzazione delle imprese italiane: uno strumento chiave e potenzialmente vincente”.
Nella foto (da sinistra): Carlo Petrini, Franco Costa, Gabriele Noberasco, Marta Testi, Alessandro Santini, Gianmario Cillario, Oscar Farinetti.