Sostenibilità, per la GenZ italiana fa rima con made in Italy e lotta allo spreco

Cibo locale, certificazioni, impatto ambientale: una ricerca AstraRicerche per McDonald’s fotografa la visione dei giovani in materia di transizione ecologica nella filiera agroalimentare.

Amore e fiducia per i prodotti di eccellenza made in Italy, dop e igp, attenzione alla sostenibilità ambientale e lotta allo spreco alimentare sono gli elementi chiave della filiera agroalimentare del domani per i giovani italiani. Questo, almeno, è quanto emerge dallo studio condotto da AstraRicerche per McDonald’s sulle aspettative e i comportamenti dei giovani (15-25 anni) nei confronti della transizione ecologica.

I dati sono stati presentati nel ciclo di incontri che ha toccato Sicilia, Emilia – Romagna e Veneto, dal titolo “Dalla produzione al consumo, la sfida dell’agroalimentare di qualtà verso la transizione ecologica”, organizzati da Fondazione Qualivita e Origin Italia in collaborazione con McDonald’s.

Emerge che le giovani generazioni conoscono in modo chiaro, molto più del campione generale, il concetto di transizione ecologica della filiera alimentare (60% vs 42.2%). Molti anche quelli che affermano di volerne sapere di più (40% vs 35%). Per gli appartenenti alla GenZ la rilevanza dell’alimentazione è molto cresciuta negli ultimi cinque anni.

L’interesse per il cibo porta i giovani a patecipare a sagre e fiere a tema, sia in regione, per il 33%, che fuori, per il 21%.

La Generazione Z si caratterizza anche per grande attenzione alla sostenibilità (ambientale e sociale) – 7 giovani su 10 -, e allo stesso tempo per una certa diffidenza nei confronti degli annunci che le aziende fanno in questo ambito. Si fidano davvero solo quattro intervistati su dieci.

Quando si parla di sostenibilità del cibo i giovani del nostro Paese danno la prioritࠡà alla sostenibilità ambientale (72%). A questa seguono la sostenibilità economica di filiera (66%) e sostenibilità sociale (66%). Inoltre, ben il 97% della GenZ si dice disposto a pagare di più un prodotto garantito come sostenibile, in tanti pensano che siano anche migliori qualitativamente.

La generazione Z, quando si parla di impatto negativo delle diverse fasi della filiera, mette al primo posto gli sprechi del consumatore (51%). Seguiti il trasporto (47%), la lavorazione/trasformazione industriale (44%), e il packaging (40%).

Transizione ecologica per i giovani significa anche valorizzazione del cibo e delle eccellenze locali. La maggior parte, infatti, ritiene che le differenti tradizioni alimentari delle regioni siano uno dei massimi punti di forza del nostro Paese (51%). Per il 58% dei giovani intervistati, la definizione di cibo “locale” corrisponde a quella regionale o del gruppo di regioni limitrofe; una percezione più ampia rispetto al campione nazionale, che parla di cibo regionale per il 45.3% e provinciale o comunale per il 38.5%.

Elevatissimo il livello di conoscenza delle certificazioni dop e igp (91% dei giovani intervistati). Minore ma comunque alto il livello di fiducia nelle certificazioni alimentari: il 66% dei giovani italiani ritiene il marchio made in Italy sinonimo di garanzia; per il 62% di loro lo è anche il marchio dop, e per il 56% il marchio igp.

“In questi anni McDonald’s è riuscito a portare al grande pubblico le eccellenze del made in Italy, tradizionalmente considerate di nicchia […]. Così oggi, in uno scenario mutato, cogliamo la nuova sfida della transizione ecologica. […] Noi siamo l’ultimo anello, il vero punto di contatto con le giovani generazioni. Io credo che la ristorazione in questo abbia un ruolo fondamentale perchè intercetta le esigenze dei consumatori, e può farle risalire lungo tutta la filiera suggerendo agli altri attori quali azioni concrete mettere in pratica”, afferma Mario Federico, ad McDonald’s Italia.

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