Robar: Il braccio destro del barman? È un robot
La storia dei tre giovani imprenditori che hanno ideato il primo mixologist meccanico, Robar.
Si chiama Robar ed è un robot in grado di produrre long drink e soft drink con l’obiettivo di affiancare il barman. Il progetto porta la firma della startup Robotic Lounge e nasce dalla scommessa di tre giovani ragazzi italiani.
Tutto è partito da una battuta mentre avevano finito il loro gin tonic: «Ci vorrebbe un robot che ne facesse un altro al posto nostro». Questa frase è stata presa così seriamente dai tre soci – Alessandro Froiio, Luigi Lorusso e Alessandro Marseglia (nella foto) – che in meno di due anni, ad aprile 2019, hanno aperto la società e presentato i loro primi prototipi a Seeds&Chips.
Le parole chiave della startup sono interazione e integrazione: i sistemi di Robotic Lounge sono infatti integrati con un software di gestione che permette di avere il pieno controllo su tutte le operazioni in arrivo. L’interfaccia utente comprende: la gestione degli ordini presi dai clienti e la loro modifica in corso d’opera; la possibilità di modificare i cocktail della macchina e il pack di bottiglie ovvero la selezione di alcolici e non che verrà utilizzata durante la serata.
Per il momento sono stati progettati due modelli, completamente autofinanziati. Mentre la versione “light”, chiamata V0, è una macchina concepita come un aiuto ai baristi di tutto il mondo e può essere posizionata in tutti i tipi di locali, V1 è la versione “pro”, completamente autonoma e con la capacità di produrre una grande quantità di drink per lungo tempo.
Robotic Lounge ha un approccio B2B e si rivolge cioè a proprietari di locali, discoteche o organizzatori di eventi. I vantaggi che offre con Robar sono molteplici a partire dalla gestione di grandi masse di persone, in luoghi molto affollati come feste, sagre o concerti garantendo inoltre, grazie a un sistema brevettato, un ambiente di lavoro sterile, in qualsiasi posto o condizione ci si trovi.
La macchina è in vendita – con progettazione ad hoc in loco e personalizzazione – o a noleggio con due formule: forfettario a serata o una percentuale su ogni cocktail che la macchina fa.
«La cosa che ci piacerebbe fare è riuscire a far capire alle persone che la tecnologia continua ad avanzare, ma non è malvagia, l’affiancamento uomo macchina è qualcosa che deve aiutare e risultare piacevole e questa è anche la ragione per la quale abbiamo deciso di uscire con un aiuto barista, che potenziasse il lavoro dello stesso ma non lo andasse a sostituire».
«Il riscontro a livello d’interesse è maggiore di quanto ci saremmo aspettati, per il resto si vedrà», affermano gli ideatori di Robar. E se parliamo di fatturato? «Siamo molto giovani come società e al momento non abbiamo nemmeno previsioni di ricavi, diciamo che puntiamo ad avere un parco di dieci macchine nel giro di due anni oltre che un nostro showroom». Per il momento Robar è solo in Italia, ma «progettiamo di arrivare su altri mercati dal prossimo anno», concludono i soci.
Articolo di francesca corradi
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