Ristorazione, il 30% degli esercizi in Italia a rischio chiusura

In bilico fino a 300mila posti di lavoro in 320 mila tra bar e ristoranti. Secondo uno studio di Bain & Company si sono già persi 14 miliardi di fatturato durante il lockdown. Includendo le misure restrittive sulla riapertura l’impatto sull’intero 2020 arriverebbe a oltre 30 miliardi.

Il settore della ristorazione rappresenta il 4% del totale Pil Italia e il 5% dei posti di lavoro.

Lo studio di Bain & Company, curato dai partner Sergio Iardella (nella foto, sotto) e Duilio Matrullo (nella foto principale) e dal principal Aaron Gennara, ha analizzato i dati di 40mila punti vendita, con interviste a circa mille esercenti in tutta Italia. L’obiettivo è valutare non solo il costo già sostenuto ma, soprattutto, capire le implicazioni sul futuro di breve e di medio periodo.

“In questo contesto ci troviamo di fronte alla scelta difficilissima di coniugare la prevenzione e la salute con la sopravvivenza di un pilastro strategico dell’economia italiana e del made in Italy” spiega Iardella.
“Al di là degli scenari, purtroppo entrambi “drammatici” – commenta Matrullo “sarà necessario un approccio strutturale e di sistema a supporto del settore”.
L’impatto totale a fine anno, considerando gli effetti duraturi del lockdown e includendo le aziende che potrebbero non sopravvivere alla crisi, sarebbe di –40%/-50% di fatturato per il comparto di bar e ristorazione.
Sono in gioco circa 2 punti di Pil persi con quasi 100mila bar o ristoranti in pericolo. Questo si tradurrebbe anche in minori entrate fiscali fino a 5 miliardi di euro, l’equivalente di circa il 15% della manovra di bilancio 2020.
“Nei prossimi mesi sarà fondamentale che tutti gli attori – produttori, distributori ed esercenti – facciano squadra per contribuire alla sopravvivenza delle parti più esposte della filiera. I produttori di beni di largo consumo sono chiamati a un momento di leadership cruciale” commenta Gennara.
“In questo contesto saranno probabilmente necessarie altre misure di liquidità e forse interventi a fondo perduto da parte dello stato” spiega  Iardella -. Le grandi aziende del settore alimentare operanti nel fuori casa e le associazioni di settore dovranno aiutare gli esercenti a ripartire”.
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