Riso Gallo: storia e sostenibilità 

di letizia ceriani

Guidata oggi dalla sesta generazione della famiglia Preve, Riso Gallo è una tra le più antiche industrie risiere italiane. Dopo aver chiuso l’anno 2022 con un fatturato di 135 milioni di euro, segnando un +15,4% rispetto al 2021, l’azienda si prepara a tante novità e implementazioni nell’ambito della sostenibilità. Il 40% della produzione annuale viene esportata in 81 Paesi del mondo, l’azienda è presente anche Oltralpe con proprie sedi in Inghilterra, Francia, Svizzera. 50 milioni sono le confezioni commercializzate ogni anno.

CHI BEN COMINCIA

La storia ha inizio a Genova nel lontano 1856 con un primo stabilimento di produzione che lavorava risone importato. Si delinea da subito la mission: diffondere la cultura del riso e del risotto nel mondo. Nei primi decenni viene costruito anche uno stabilimento in Argentina, ma il successo ottenuto nei primi tempi e la crescente esperienza nel settore, portano Riso Gallo a concentrare l’attenzione sulle coltivazioni italiane; nel 1926 la sede si sposta quindi a Robbio Lomellina, nel pavese, dove viene prodotto quasi il 90% del riso nazionale. Negli anni ’40, nasce il marchio Gallo. Regnando ancora l’analfabetismo, le diverse varietà di riso vengono identificate attraverso le immagini degli animali; ci sono il riso giraffa, il riso tigre, aquila, elefante e il riso gallo, con i corrispettivi disegni sui sacchi. In breve tempo il gallo, che identificava la varietà migliore, divenne il simbolo dell’azienda.

SOSTENIBILITÀ A TUTTO TONDO

Pur essendo sempre stata sensibile alle modalità più etiche di coltivazione e lavorazione del riso, è nel 2018 che Riso Gallo decide di intraprendere un vero e proprio percorso di sostenibilità con lo scopo di creare una comunità di azienda agricole della filiera risicola. Il progetto prende il nome “Il riso che sostiene”. «Abbiamo cominciato con due cascine vicine alla sede di Robbio – spiega Carlo Preve, membro della famiglia fondatrice e consigliere delegato della società – e siamo arrivati oggi a 155 aziende agricole, tutte certificate, e che rappresentano il 10% della produzione nazionale». L’intento è di continuare a crescere coinvolgendo sempre più realtà. Le aziende, dislocate tra Piemonte e Lombardia in un raggio di circa 70km dalla sede nel pavese, sono state certificate secondo il protocollo FSA (Farm Sustainability Assesment), tra gli standard più diffusi a livello internazionale in materia di sostenibilità agricola. Insiste Preve nel dire che sarebbe più corretto parlare di sostenibilità agricola, in quanto «la lavorazione industriale del riso è già di per sé sostenibile dal momento che tutti i sottoprodotti vengono riutilizzati e mai scartati». L’economia circolare si conferma così il cuore della mission aziendale.

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Letizia Ceriani

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