Accordo tra Intesa Sanpaolo e Ortofruit Italia

I 400 soci dell’organizzazione di produttori Ortofruit Italia potranno contare sull’anticipo del valore della raccolta, tra le principali incognite nel lavoro agricolo. La maggiore sicurezza finanziaria accelererà inoltre il percorso di
economia circolare nel quale l’organizzazione è impegnata da anni.

Intesa Sanpaolo e Ortofruit Italia hanno sottoscritto un accordo di collaborazione per anticipare alle aziende agricole consociate il valore di liquidazione della raccolta ortofrutticola. L’iniziativa si inserisce nel Progetto Filiere di Intesa Sanpaolo. Il programma consente alle aziende della filiera di beneficiare dei vantaggi creditizi e bancari riconosciuti al capofiliera.

In Piemonte sono state così finanziate 77 filiere per un totale di circa 3mila piccole realtà produttive e del commercio.

Nell’anno della pandemia, il sostegno alla filiera si è rivelato strategico per la tenuta del sistema produttivo, spingendo Intesa Sanpaolo a convogliare sul progetto ulteriori 10 miliardi di euro.

L’organizzazione di produttori, con sede a Saluzzo (Cn), rappresenta una filiera autentica, cooperativa e sostenibile, che conta oltre 400 aziende ortofrutticole associate in tutta Italia.

Si tratta di piccole realtà che dispongono di una media di 15 ettari coltivabili, dedite alla produzione di piccoli frutti, ortaggi e frutta maggiore. Grazie a questa fitta rete cooperativa, l’OP commercializza direttamente 35 referenze ad alto localismo, rispondendo a una richiesta in crescita grazie anche ai nuovi stili alimentari più attenti alla salute e alla sostenibilità delle coltivazioni.

Ortofruit beneficerà dell’accordo con Intesa Sanpaolo e della maggiore stabilità finanziaria che ne deriva per sviluppare ulteriormente i suoi progetti di economia circolare.

Nel recupero degli scarti di produzione, per esempio, con l’estrazione di preziosi oli dai piccoli semi, come quelli del lampone, che poi trovano impiego in ambito cosmetico-farmaceutico e nell’industria degli integratori alimentari.

“Non c’è innovazione senza filiera – spiega Domenico Paschetta, Presidente di Ortofruit Italia -. La crisi psico-economica dettata dalla pandemia ha reso ancora più evidenti i limiti delle ‘solitudini imprenditoriali’ che, come Gruppo cooperativo, abbiamo cercato di superare offrendo ai nostri Soci molto più di una misura recovery, ma un vero e proprio programma finanziario messo a punto con Intesa Sanpaolo per anticipare il valore delle liquidazioni dei prodotti fino a tre mesi, garantendo così l’accesso al credito a tutte le micro imprese associate grazie al ruolo di intermediazione della nostra OP”.

Per Teresio Testa, Direttore regionale Piemonte, Valle d’Aosta e Liguria di Intesa Sanpaolo: “Con questo accordo entra a far parte del Progetto Filiere di Intesa Sanpaolo un settore nuovo, quello della frutta e degli ortaggi, di nicchia, ma molto dinamico e promettente, a dimostrazione del fatto che occorre conoscere bene le specificità del territorio e valorizzarle come meritano. La sfida ora è agevolare la sua crescita nell’ottica della circular economy,
per aggiungere ulteriore valore”.

I dati dei primi 9 mesi 2020 elaborati dalla Direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo evidenziano come i distretti agroalimentari piemontesi abbiano mostrato una lieve crescita.

Il distretto della Frutta e nocciola piemontese è riuscito a mantenere inalterato il valore delle proprie esportazioni. I cali verso Arabia Saudita, Brasile, India, Spagna e Stati Uniti sono stati compensati da incrementi verso Egitto, Belgio, Germania e Danimarca. Il secondo mercato del distretto per importanza, la Francia, è rimasto sui livelli
dei primi 9 mesi 2019.

La Frutta e nocciola piemontese è riuscita a far meglio in termini di export rispetto alla Frutta romagnola e dell’Agro Pontino. Hanno fatto meglio invece sui mercati esteri le Mele del Trentino, la Frutta di Catania, le Mele dell’Alto-Adige e la Frutta barese.

Tra i distretti piemontesi agroalimentari, solo il caffè, confetterie e cioccolato torinese e il Riso di Vercelli sono riusciti a crescere sui mercati esteri. I Vini delle Langhe, Roero e Monferrato e i Dolci di Alba e Cuneo, invece, hanno chiuso i primi nove mesi in calo sui mercati esteri.

 

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