Nibol, lo smart working si fa in caffetteria

Dall’online all’offline, la startup trova ai freelance una scrivania in locali belli e funzionali, un’alternativa agli spazi di coworking. Con l’app, in futuro, si riserveranno sale meeting e si troverà lavoro

Mai come in questo momento si sente parlare di smartworking, una modalità di lavoro che richiede flessibilità e capacità di gestione da remoto. Il fatto di non avere una sede o un ufficio però non significa per forza lavorare da casa, a eccezione di questo periodo in cui non si può fare a meno a causa dell’emergenza coronavirus.

Spesso, infatti, i freelance – dai designer ai copywriter fino ai manager – hanno bisogno di un luogo efficiente e bello dove stare e, perché no, ispirarsi. E la nuovafrontiera del lavoro agile sembra essere una rete di caffetterie individuabili grazie a un’app gratuita, frutto dell’idea del 26enne Riccardo Suardi (nella foto) . La startup Nibol crea un network di locali adatti al lavoro agile riqualificando attività commerciali esistenti: ambienti ricercati, accoglienti ed economici, con la certezza di una connessione wifi e un tavolo prenotato.

 

Nelle caffetterie è possibile fare una pausa caffè con una persona, sviluppare un progetto, e, perché no, sfruttare il digitale per favorire l’incontro. «Lo smart working aiuta la condivisione, e dalla condivisione nascono progetti», esordisce Suardi.

La storia di Nibol non inizia come tutti da un garage ma da un bar. La startup, avviata a gennaio 2018 come progetto e il 14 febbraio 2019 come società, è nata con un preciso scopo: semplificare la vita di chi lavora o studia fuori casa offrendo un ufficio in una caffetteria, una soluzione diversa dal classico modello di coworking, molto più statico e vincolato.

«Tutti i social network ti portano sull’online, la nostra tecnologia, invece, agevola l’offline», afferma Suardi, che ha deciso, di farsi spazio in un settore nuovo, un unicum in Italia, in cui non c’è l’outsider della situazione.

Quello di Nibol è, inoltre, un business esportabile anche all’estero dove esistono le caffetterie in cui soffermarsi per studiare o leggere, Starbucks ne è un esempio, ma dove non si può prenotare una postazione. Solo a Londra c’è un’azienda che offre un servizio simile a quello di Nibol ma su abbonamento.

Inutile dirlo, i clienti potenziali della startup sono davvero molti. L’Italia è uno dei Paesi europei con il maggior numero di smart worker. L’Osservatorio del Politecnico di Milano ne stima circa 570mila, in crescita del 20% rispetto al 2018. Nella conta sono compresi anche quei dipendenti che hanno la possibilità, anche saltuariamente, di lavorare da remoto: più di un’azienda su due nel 2019 ne ha aderito.
Ma non tutti gli spazi entrano a far parte del mondo Nibol. La selezione avviene: direttamente e quindi di persona, tramite e-mail o telefono; su segnalazione della stessa community oppure tramite candidatura spontanea del locale stesso, tramite una sezione dedicata sul sito di Nibol.

Il primo approccio è la qualifica degli ambienti che devono: avere una connessione internet, non vendere tabacchi e non avere slot machine o servizi di scommesse. Passato il primo step, dopo la compilazione di un form e l’invio di fotografie da parte del gestore, il locale viene valutato per entrare nella rete.
Ad oggi, Nibol conta 35 locali a Milano e 15mila persone iscritte.

«L’obiettivo è arrivare a cento o comunque almeno un locale ogni dieci minuti».

Il lavoratore o lo studente, per il momento, non paga un ticket orario ma assicura una consumazione al locale. I proprietari possono così aumentare i guadagni negli orari meno affollati, di solito metà mattina e metà pomeriggio, ottimizzando i tavoli vuoti. Un po’ come chi affitta stanze su Airbnb.

Nibol è molto semplice. Tutto quello che bisogna fare è…

di francesca corradi

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