Lombardia, riaprono i bar e pub dopo le 18

Dal 26 febbraio i bar e pub, a Milano e in Lombardia, possono rimanere aperti anche dopo le 18: niente ordinazioni al bancone ma solo servizio assistito al tavolo. Gli esercizi chiedono comunque a gran voce il sostegno delle istituzioni e lo stop delle tasse.

 

Non rimangono inascoltate le richieste d’intervento arrivate dai pubblici esercizi lombardi. Secondo una recente nota di Regione Lombardia, datata 26 febbraio, “i bar e/o pub che prevedono la somministrazione assistita di alimenti e bevande non sono soggetti a restrizioni e pertanto possono rimanere aperti come previsto per i ristoranti, purché sia rispettato il vincolo del numero massimo di coperti previsto dall’esercizio”.
Quindi sarà possibile tornare a bersi una birra o fare un aperitivo, anche dopo le 18, ma non al bancone, per evitare assembramenti.

Proprio in queste ore diverse associazioni e gruppi di imprenditori dei pubblici esercizi della ristorazione si erano mobilitati lanciando appelli al Comune di Milano e alla Regione Lombardia perché non ignorassero la situazione di disagio del settore, anche in seguito alle misure cautelative messe in campo per limitare gli affollamenti all’interno dei pubblici esercizi.

 

 

La ristorazione milanese, ad esempio, ha reagito in supporto della città. L’unione fa la forza ed è proprio partendo da questo assunto un gruppo rappresentativo di oltre 50 imprenditori del capoluogo lombardo si è incontrato lunedì 24 febbraio associandosi sotto il nome Unione dei Brand della Ristorazione Italiana, per dare un segnale di presenza e supporto alla città e alle istituzioni.

 

“Esprimiamo il nostro senso comune decidendo di tenere aperti i nostri locali, aderendo all’invito del nostro Sindaco Beppe Sala che richiama Milano al buon senso e invita a scongiurare atteggiamenti che possano generare eccessivo allarme, tra cui l’immagine di una città “spenta” in tutti i sensi, senza che ve ne sia l’effettiva necessità – dichiarano Antonio Civita – Panino Giusto – Nanni Arbellini – Pizzium – e Vincenzo FerrieriCioccolatItaliani, promotori dell’iniziativa, che rappresenta ad oggi circa mille attività della ristorazione per un totale di circa 10mila lavoratori sul territorio.

 

La neo associazione ha pensato anche di agire concretamente raccogliendo una somma di circa 60mila euro da devolvere ad associazioni di pubblica assistenza  come Croce Rossa e Anpas.

 

“In un momento così delicato per tutti gli operatori della ristorazione che operano a Milano abbiamo voluto lanciare un messaggio di unità e di fiducia. Milano ripartirà anche grazie ai suoi ristoranti e alle sue eccellenze e saprà uscire in tempi brevi da una situazione inaspettata”, dichiara Massimo Innocenti, ceo e founder di Spontini.

 

Numerose le lettere, indirizzate al sindaco di Milano, e pubblicate sulle pagine social dei vari locali, che hanno chiesto a gran voce di considerare insieme all’urgenza sanitaria anche l’emergenza economica e sociale.

 

Si richiede anche al governo di attivare immediatamente ammortizzatori sociali e provvedimenti per azzerare gli adempimenti fiscali nell’immediato onde evitare un disastro in termini di fallimenti, posti di lavoro e riduzione del Pil cittadino oltre che regionale.

 

Un appello urgente per la sospensione degli obblighi tributari di tutte le imprese del comparto, nelle regioni colpite da Coronavirus (Covid-19), è stato sottoscritto anche dagli 80 aderenti dell’Associazione Italiana Ambasciatori del Gusto: da Carlo Cracco a Enrico Bartolini fino ad Andrea Berton.

 

La richiesta è quella di concentrare programmi di defiscalizzazione e decontribuzione rivolti alle imprese e ai titolari di partita Iva della filiera con la possibilità di sospensione dall’impiego per i propri dipendenti per tutto il periodo di interesse prevedendo l’accesso ai fondi di disoccupazione.

 

“Accogliamo con favore la scelta della Regione Lombardia di eliminare le restrizioni sull’orario di chiusura per i bar e i pub che prevedono servizio al tavolo – commenta Lino Enrico Stoppani, Presidente Fipe – Federazione Italiana Pubblici Esercizi –. Tuttavia chiediamo il supporto del Governo. Ad oggi, il fatturato dei pubblici esercizi in alcune aree è calato fino a punte dell’80% e secondo le nostre stime rischiamo di perdere nei primi quattro mesi dell’anno una cifra pari a 2 miliardi di euro. A questo si aggiungono le difficoltà di quelle attività, come i locali di intrattenimento, che a causa delle ordinanze non possono operare. Se la situazione non cambia in fretta si parla di oltre 20mila posti di lavoro a rischio”.

La decisione, mercoledì 26 febbraio, di far rimanere aperti  bar e pub lombardi anche dopo le 18, come già fanno i ristoranti, fa ben sperare a un ritorno alla normalità per gli esercizi lombardi.

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