L’oro rosso diventa lingotto e conquista l’America

MAG ha incontrato Matteo Bertoli che con il suo Lingotto di Zafferano ha dato nuova forma alla preziosissima spezia creando un prodotto innovativo per il mercato gourmet.

Dal desiderio di un trentenne della Franciacorta di elevare a opera d’arte il frutto della natura, nasce il Lingotto di Zafferano. Il prodotto a base di burro di cacao unico al mondo e con il copyright di Matteo Bertoli (nella foto), proprietario dell’omonima azienda agricola M.B, ha rivoluzionato l’uso della preziosa spezia in cucina conquistando l’Italia e l’America (star system incluso). Nel 2019 saranno lanciate nuove soluzioni che consentano l’utilizzo dell’intera pianta di zafferano.

Ha sviluppato un prodotto unico sul mercato…
Nel settore c’è tanta concorrenza, serve fare ricerca e specializzarsi per emergere. Il principale produttore di zafferano è l’Iran – per il 90% – a cui seguono la Grecia e la Spagna: l’Italia si trova a competere non sulla qualità (che è ottima) ma sul prezzo. La forbice è amplissima e va dai 3mila ai 20mila al kg, il costo è giustificato dalle spese, che sono importanti, e dal lavoro, tutto rigorosamente manuale. Non trovando interessante competere sul commercio della spezia pura e nemmeno in quello di prodotti “a base di” ho sviluppato una sorta di lingotto per mantenere lo zafferano protagonista in forma di ingrediente, una sorta di condimento.

Cos’è esattamente il Lingotto di Zafferano®?
È una placca, del peso di 20 grammi, composta da burro di cacao vegetale e zafferano (0,2%) concepito per essere grattugiato su una pietanza o su un cocktail, come accade con il tartufo o la bottarga. Si tratta di un prodotto unico al mondo: il brand Lingotto di Zafferano® è stato depositato e registrato.

A chi si rivolge questo prodotto?
A un pubblico medio-alto, con una certa attenzione per la materia prima e l’ingrediente. Si tratta di un prodotto versatile che, differentemente dal pistillo di zafferano, può essere utilizzato all’ultimo minuto su: dolce, gelato, pesce, carne…

Dall’arte all’agricoltura…
Mio nonno lavorava la terra e, dopo i miei studi all’Accademia di Belle Arti di Milano, ho deciso di coniugare l’agricoltura al bello e all’arte. Non a caso il mio motto è “Raccogliamo fiori per trasformarli in sogni”. Dall’incontro fra tradizione di famiglia e gli studi è scaturita la mia idea del Lingotto di Zafferano sia in risposta a un trend sia per sfruttare dei terreni agricoli di proprietà a Torbole Casaglia (Brescia).

Come ha iniziato?
Per l’avviamento del progetto ho impiegato poco più di 10mila euro. Verificata l’idoneità dei terreni alla coltura dello zafferano, circa due anni fa ho piantato la quota minima per ricavarne 3 grammi, il quantitativo necessario per potere effettuare le analisi del caso. Oggi, nei 3mila metri di mia proprietà, sono piantati circa 25 quintali di bulbi.

Ci sono stati degli intoppi legali sull’avviamento del business?
Si, non tanto per il prodotto quanto per il marchio. Da una grande azienda italiana…

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