Settore ittico: in Italia la pesca vale 754 milioni di euro

L’Italia è il secondo maggior produttore di pesca nel Mediterraneo e Mar Nero, con volumi di poco inferiori alle 250mila tonnellate (il 15% del totale) e un valore di 754 milioni di euro (il 29% del totale).  Questo è quanto emerge dai dati pubblicati su Libro bianco italiano Bluemed, presentato il 20 dicembre a Roma nel corso del convegno “L’Italia della ricerca per la crescita blu nel Mediterraneo”: una giornata per la divulgazione della ricerca sul mare, in collaborazione tra Cnr, Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca (Miur) e Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale (Maeci).

“Il libro bianco mira alla definizione di traiettorie future per una crescita sostenibile dei settori legati al mare, affrontando le complesse interazioni tra ricerca, settori privati e responsabili politici – spiega Fabio Trincardi, direttore del Dipartimento di scienze del sistema terra e tecnologie per l’ambiente (Cnr-Dta). In particolare l’indagine ruota attorno a cinque driver – alimentazione, trasporti, turismo, energia, prodotti chimici e materiali – sviluppando un approccio scientifico che supporti i processi decisionali, promuova la cooperazione e la ricerca per aumentare la competitività, ampli le frontiere della conoscenza e sostenga soluzioni innovative”.

Le soluzioni proposte dalla ricerca scientifica e dall’innovazione tecnologica in questo contesto sono, tra le altre: “un approccio eco-sistemico della gestione della pesca per ovviare al problema dell’attuale sovra sfruttamento dell’85% degli stock ittici e lo sviluppo di sistemi di allevamento sostenibili, salubri e innovativi, poiché da questo settore giunge il 25% del pesce consumato, di cui è previsto il raddoppio in pochi anni – prosegue Trincardi -. Per i porti è necessario promuovere la digitalizzazione della catena logistica e innovare la produzione e lo stoccaggio di energia”.

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