Dieci nuovi indirizzi nella guida Le Soste

Sale a 94 il numero dei ristoranti associati a Le Soste nel 2018. La guida, “non-guida”, dell’associazione fondata nel 1982 da Gualtiero Marchesi, Ezio Santin (oggi presidente onorario) e altri padri nobili dell’alta ristorazione italiana si presenta arricchita da dieci nuovi indirizzi.

Tra le new entry Al Ferarut di Rivignano, dello chef Alberto Tonizzo; il Ca’ Vittoria di Tigliole d’Asti che in cucina vede Massimiliano Musso; il nuovo ristorante di Enrico Bartolini & Le Soste, Cinque, a Fico Eataly World Bologna; il Dolce Stil Novo di Venaria Reale dello chef Alfredo Russo; il Dolomieu di Enrico Croatti a Madonna di Campiglio; il Falconiere di Silvia Baracchi a Cortona; il Saraceno di Roberto Proto a Cavernago; e poi ancor La Buca di Cesenatico di  Stefano Bartolini; l’Oseleta di Giuseppe D’Aquino a Cavaion Veronese; e infine il Seta di Antonio Guida al Mandarin Hotel di Milano.

«Magari nel giro di due anni arriveremo a cento indirizzi», ha detto con una battuta durante la presentazione il presidente di Le Soste, Claudio Sadler. «Le richieste aumentano di anno in anno. Anche se per noi ciò che resta fondamentale è la qualità e non la quantità». Non a caso, ha aggiunto Mario Cucci, editore di Mediavalue che realizza il volume, «la parola guida non compare sulla copertina di questo prodotto. Tutti i ristoranti citati hanno pari dignità e sono accomunati dalla capacità di rappresentare al massimo livello la cultura della cucina italiana».

In futuro, ha aggiunto Sadler, potrebbe crescere anche il numero di “soste” italiane consigliate all’estero. Al momento sono sette. «La cucina italiana», ha aggiunto Sadler, «comincia a dare filo da torcere alla francese sul fronte fine dining. E la presenza di un’offerta di qualità nella ristorazione italiana all’estero ha un valore enorme visto che può funzionare da ambasciatrice dell’agroalimentare italiano all’estero».

 

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