Derivati del pomodoro, l’Italia conferma il primato

Si è conclusa la campagna di trasformazione del pomodoro in Italia con una produzione complessiva di 5,16 milioni di tonnellate di pomodoro processato – come rilevato dai dati elaborati dall’Anicav.

L’aumento registrato è del 7,6% rispetto al 2019, a fronte di oltre 65mila ettari messi a coltura (+2% sul 2019).  Il dato si inserisce in una situazione di crescita generale a livello mondiale (+3%).

Nel Bacino Nord il trasformato finale ha raggiunto i 2,74 milioni di tonnellate – con un aumento del 15,7% sullo scorso anno. Nel Bacino Centro Sud sono state trasformate 2,42 milioni tonnellate.

“Quella appena terminata è stata una campagna complicata, in particolare dal punto di vista dell’organizzazione del lavoro e della tutela dei nostri dipendenti. Ma le nostre aziende sono riuscite a gestire questa non semplice situazione nel migliore dei modi. La nostra filiera […] non si è mai fermata, anche nel lungo periodo di lockdown, perché ritenuta strategica e chiamata a garantire le forniture di beni essenziali in Italia e all’estero”, ha dichiarato Giovanni De Angelis (nella foto), direttore generale Anicav.

Per garantire gli elevati standard qualitativi di passate, pelati, polpe e pomodorini è stato necessario impiegare maggiori quantità di pomodoro fresco, con un conseguente calo delle rese industriali. Inoltre, per quanto riguarda il prezzo della materia prima – che resta il più alto al mondo – si è registrato un importante incremento.

“L’Italia si conferma il primo trasformatore in assoluto di derivati del pomodoro di qualità destinati direttamente al consumatore finale, pelati, polpe, passate e pomodorini, e primo esportatore mondiale” – ha continuato De Angelis.

“Scontiamo, tuttavia, un peccato originale: abbiamo lasciato che il mercato spingesse in un angolo il pomodoro conservato e la sua cultura, riducendolo a una commodity che, negli anni, ha impoverito i nostri prodotti appiattendo di fatto la percezione della loro qualità. L’obiettivo dovrà essere quello di allontanare il pomodoro dal concetto di commodity a basso costo, puntando sull’informazione e sulla formazione di un consumatore consapevole […]”.

Retail & horeca: dall’effetto stock al calo drastico dei consumi

La campagna è stata caratterizzata da una particolare attenzione dovuta alla difficile situazione degli stock di magazzino, praticamente azzerati per i formati retail. La causa è l’incremento dei consumi iniziato con il periodo del lockdown e proseguito anche successivamente. Alla luce delle produzioni ottenute quest’anno sarà molto difficile, per tali tipologie di produzioni, arrivare a congiuntura.

Diverso lo scenario per l’horeca (bar, ristoranti, alberghi) – che assorbe circa un terzo della produzione di derivati del pomodoro. Si è registrato un crollo netto delle vendite legato alla chiusura del fuoricasa sia in Italia che all’estero con effetti negativi che continuano ancora oggi.

In entrambi i casi si tratta, comunque, di una situazione straordinaria, legata all’evento pandemico, che non può essere in alcun modo considerata strutturale.

 

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