Cresce il consumo di pesce norvegese. L’acquacoltura salverà il pianeta

“Il consumo di prodotti ittici derivanti da produzione in acquacoltura nel mondo ha già superato il 50 %, un numero destinato a crescere in modo esponenziale nei prossimi anni”. Le parole di Valentina Tepedino, medico veterinario specializzato in igiene, allevamento ed ispezione dei prodotti ittici e in diritto e legislazione veterinaria, confermano i numeri rivelati della ricerca di mercato realizzata dal Norwegian Seafood Council, l’ente di promozione per i prodotti ittici norvegesi.

Gli italiani preferiscono da sempre il consumo di pesce fresco, e in questo scenario, i prodotti ittici dalla terra dei fiordi ricoprono per l’Italia un ruolo fondamentale. Secondo quanto riportato dal Norwegian Seafood Council, nel 2017 il consumo di salmone norvegese è aumentato dell’8%, cifra che si è triplicata dall’inizio dell’anno a maggio. Il pesce congelato ha avuto l’aumento percentuale più alto mentre quello fresco l’incremento minore, più 5%, così come la versione affumicata.

Per la Norvegia, l’Italia è il maggiore mercato in termini di valore anche per lo stoccafisso, che fa parte da sempre della tradizione culinaria italiana, soprattutto delle regioni del sud.

Non solo buono e sano ma anche sostenibile. L’acquacoltura norvegese è in grado di offrire un valido contributo alla salvaguardia del pianeta svolgendo un ruolo di primo piano nella diffusione delle conoscenze su una produzione sicura e controllata del pesce. Un nuovo studio di ricercatori norvegesi e americani ha inoltre rivelato che se le persone sostituissero una piccola parte del loro consumo di carne in favore del pesce si potrebbe ridurre in modo significativo l’utilizzo del suolo e garantire così una produzione più sostenibile di alimenti a base di proteine. Sembra proprio che in futuro, per soddisfare la domanda mondiale di pesce si dovrà investire negli impianti di acquacoltura.

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