Commodity agricole, volatilità alle stelle

C’è preoccupazione tra gli operatori della filiera per i pesanti aumenti di prezzo.

Continuano e destare preoccupazioni i prezzi delle materie prime alimentari, stravolte da un mix di volatilità e alti prezzi che stanno mettendo in difficoltà tutta la filiera agroindustriale.
Nel corso degli ultimi 12 mesi, gli aumenti di prezzo sono stati pesanti. Alcuni esempi: mais +100%, soia +80%, caffè + 70%. Le previsioni continuano a destare preoccupazione fra gli operatori dell’intera filiera. Di questo si è discusso il  20 luglio 2021, in occasione del webinar organizzato da Areté, specializzato nei servizi di analisi e previsione sui mercati delle commodity agrifood, per accendere un faro su ciò che sta accadendo sui mercati delle materie prime agricole ed agroindustriali, dai cereali (mais, frumento tenero, frumento duro), agli oli vegetali (palma, soia, cocco, olio d’oliva), ai coloniali (zucchero, caffè, cacao), senza escludere frutta secca e legumi.

L’evento può essere rivisto gratuitamente per una settimana al seguente link.

Un argomento che è stato affrontato anche durante il confronto internazionale alla conference 2021 IGC.

“I mercati delle commodity agri-food sono attraversati da un generale stato di volatilità e tensione dei prezzi dovuto in larga misura alla ripartenza, in alcuni frangenti impetuosa, dei consumi cinesi. – ha dichiarato Filippo Bertuzzi, senior analyst, Areté – . I mercati agri-food che più di altri hanno mostrato queste ripercussioni sono cereali, semi oleosi ed oli vegetali. Ma le tensioni sono presenti anche in altri comparti come latte e derivati, zucchero (nelle quotazioni internazionali dei mercati finanziari), caffè e legumi”.

Rispetto al caffè allo zucchero al cacao alle uova il mercato della frutta secca ha subito meno oscillazioni di prezzo, complici stock ancora elevati e Outlook sulle produzioni spesso positivi.

“Tuttavia, occorre fare attenzione – continua Bertuzzi – perché anche in questi casi (parliamo di mandorle, nocciole, pistacchi, uva passa) la ripartenza dei consumi può innescare rialzi di prezzo improvvisi. In generale, tutti questi mercati che non hanno ancora mostrato rialzi importanti, potrebbero rivelarsi bombe ad orologeria nei prossimi mesi”.

 

Si sta assistendo alla ripartenza della domanda globale. A guidare è sicuramente la Cina.

Nel primo trimestre Pechino ha acquistato all’estero (in gran parte dagli Usa con la risoluzione della guerra dei dazi) 6,7 milioni di tonnellate di mais, più del quintuplo rispetto allo stesso periodo del 2020. Il boom si spiega con le carenze che si stanno verificando sul mercato domestico: le scorte strategiche sono esaurite, proprio mentre la domanda è tornata a decollare grazie all’ormai completa ricostituzione degli allevamenti di maiali dopo la febbre suina. La Cina ha anche raddoppiato le importazioni di grano e ovviamente ha aumentato anche quelle di semi di soia.

In ripresa anche i consumi in Europa ed USA, complici le campagne vaccinali e l’allentamento delle misure di restrizione. Domanda delle commodity maggiormente legate al consumo out of house (come mandorle, anacardi, zucchero, pistacchi) in leggero recupero. Non ancora evidente la ripartenza dei consumi su alcuni mercati (cacao, nocciole, uova, caffè), ma la svolta potrebbe essere vicina.

 

D’altra parte permangono alcuni effetti della pandemia che rallentano o limitano l’offerta, per la carenza di manodopera e per i rallentamenti degli impianti di produzione e trasformazione.

A questo si è spesso aggiunto un meteo sfavorevole in aree chiave di produzione, come la siccità in brasile (soia, mais, caffè, zucchero), i tifoni nelle filippine (cocco), la primavera tardiva in Europa (latte e derivati, zucchero). Gli stock non sono risultati più adeguati al contesto internazionale di ripresa, alimentando le tensioni di prezzo.

Altri impedimenti importanti sono legati alla logistica del commercio internazionale, con prezzi dei noli oceanici tornati ai picchi del 2014. Il trasporto su container e alla rinfusa è sempre più oneroso a causa soprattutto del boom delle importazioni cinesi di materie prime come minerale di ferro, carbone e soia, ma anche della ripartenza dell’export cinese.

Da sottolineare anche le policy come dazi all’export.

All’aumento di domanda e al calo dell’offerta si è andata a sommare la speculazione finanziaria sui mercati agroindustriali. Nonostante i prezzi record l’esposizione rialzista dei fondi continua a crescere e la massa di investimenti in gestione è addirittura ai massimi storici. I fondi da mesi sono esposti al rialzo sul comparto agricolo, con quasi tutta la potenza di fuoco sul mais. Sul mercato finanziario di Chicago, le posizioni nette lunghe sono ai massimi da 11 anni.

 

Sul mercato nazionale le tensioni di prezzo si sono scaricate in maniera diretta per tutte le principali materie prime quotate sulle piazze nazionali. Per il comparto dei cereali e della soia, i prezzi sono ai massimi storici.

“In prospettiva le produzioni daranno gradualmente maggior equilibrio ai mercati – asserisce Bertuzzi – . Tuttavia, con prezzi che, seppur in riduzione rispetto ai picchi registrati, resteranno sostenuti. Lo shock impiegherà tempo a riassorbirsi, e i mercati continueranno a essere ostaggio di una forte volatilità […]”.

 

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