Cia, +5% export agroalimentare verso Uk. Paura dazi con “no deal”
Dato positivo per le esportazioni nonostante Covid-19, sulla scia del trend 2010-20 (+46%). Col fallimento delle negoziazioni al Consiglio Ue, a rischio lo sbocco commerciale Oltremanica strategico per 40mila aziende italiane.
Nonostante il Covid-19, l’export del made in Italy agroalimentare verso il Regno Unito, con un valore di 2,2 miliardi di euro tra gennaio e agosto, cresce del 5%. Cia-Agricoltori Italiani commenta i dati Istat pubblicati oggi, mettendo in rilievo il rischio per 40mila aziende italiane di perdere un importante sbocco commerciale senza l’accordo post Brexit, attualmente in discussione nel Consiglio Ue. L’impatto di un “no deal” sul settore agroalimentare interromperebbe una scia positiva che ha portato nell’ultimo decennio un +46% nelle esportazioni del cibo made in Italy Oltremanica.
Dall’1 gennaio 2021, con una Brexit “no deal”, le vendite di prodotti tricolore rischierebbero una forte contrazione. Verrebbero infatti introdotte barriere tariffarie, ci sarbebe una minore domanda interna e il deprezzamento della sterlina.
“Il Regno Unito – ricorda Cia – è il quarto mercato di sbocco per l’export agroalimentare nazionale, che nel 2019 ha raggiunto i 3,4 miliardi di euro. Nella top ten dei prodotti più esportati, il vino resta il prodotto più venduto (19%). Seguono l’ortofrutta trasformata (14%), prodotti da forno e farinacei (10%), i lattiero-caseari (10%) e le carni trasformate (+6%). Hanno un forte impatto su questo primato i prodotti Igp, che incidono per oltre il 30% sulle nostre esportazioni verso Londra”.
“È fondamentale – conclude Cia – che l’Europa resti protagonista di un rapporto privilegiato con il Regno Unito e si arrivi a una positiva conclusione delle trattative”.