Lo chef Antonio Biafora apre Hyle

Inaugurato Hyle, il nuovo progetto dello chef calabrese Antonio Biafora. Grande attenzione al territorio silano: dai piatti al locale.

Dopo il Biafora Restaurant, ristorante del complesso turistico di famiglia, il Biafora Resort & Spa, Antonio Biafora (nella foto) apre Hyle, il locale di proprietà sulla Sila.

Il ristorante è un progetto strettamente legato alla Calabria: si legge ile, termine coniato da Aristotele, che significava materia e che veniva usato dai greci  sin dalle prime visite sul nostro altopiano silano. Hyle, poi silva (selva dal latino) poi Sila.

Il concept del ristorante unisce due percorsi, quello personale dell chef e quello territoriale, rappresentato dalla riscoperta della “via della pece”. L’intento è ripercorrere questa via, che parte dalle colline sul mare e arriva in cima alle montagne: un percorso di eccellenze che coinvolge agricoltori, allevatori e piccoli produttori e attiva una catena di sostenibilità economico-sociale.

Nel menu di Hyle c’è un’estrema attenzione al vegetale, spesso protagonista assoluto dei piatti in carta, ma anche omaggi al bosco del territorio.

Tra i prodotti simbolo della filosofia di Biafora, legata alla sostenibilità, c’è la trota, così come la quaglia, un ricordo della cucina del nonno, che a Hyle evolve e viene finita nel barbecue, glassata con Kombucha e spolverata di semi di coriandolo macinati.

Oltre alla scelta à la carte, l’offerta di Hyle prevede anche due menu degustazione, due vere e proprie strade della Calabria, a partire dal nome dei due percorsi, Pùzaly e Chjùbica. Il primo, di sette portate, prende il nome dal termine greco pisseres (resinoso), il secondo è il nome antico della strada che collega Paola a Cirò Marina e prevede 13 piatti, che rappresentano quasi altrettante tappe di un viaggio. I dolci sono, invece, affidati alla pastry chef Francesca Mazzei.

Il nuovo ristorante è stato realizzato con il supporto dell’architetto Francesca Arrighi e dell’ingegnere Giuseppe Pio Mazzei che hanno dato forma al progetto immaginato dallo chef avvalendosi esclusivamente di artigiani e operai della zona.

Il locale introduce gli ospiti in una grande sala con quattro tavoli e grandi vetrate che danno sul verde del giardino. La cucina è a vista, completamente aperta, e un banco aperitivi dove iniziare il percorso gastronomico degustando gli amuse-bouche dello chef in abbinamento a cocktail o bollicine. Nella zona meditazione con vista sul giardino c’è il camino sospeso, attorno al quale quattro poltroncine invogliano al relax, dove degustare qualche distillato scelto dalla bottigliera.

 

 

Legno di noce anche per la scala che porta in cantina, dove la temperatura è controllata grazie a un sistema di umidificazione per preservare le bottiglie che riposano in scenografiche rastrelliere sospese su un’intera parete della stanza, mentre per gli champagne è arrivata dalla Francia un’apposita pupitre.

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